A B C DE FGH I J K LM N O P Q R S T U V  W X Y Z

A

ANNA ANDREEVNA ACHMATOVA

Dedica

Davanti a questa pena s'incurvano i monti,
Non scorre il grande fiume,
Ma tenaci sono i chiavistelli del carcere,
E dietro ad essi le "tane dell'ergastolo"
E una mortale angoscia.
Per chi spiri il vento fresco,
Per chi sia delizia il tramonto,
Noi non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
Sentiamo solo l'odioso strider delle chiavi
E i passi pesanti dei soldati.
Ci si alzava come a una messa mattutina,
Si andava per la capitale abbandonata,
Là ci s'incontrava, più inanimate dei morti,
Il sole più in basso e più nebbiosa la Neva,
Ma la speranza canta sempre di lontano.
La condanna. E subito sgorgano le lagrime,
Ormai divisa da tutti,
Come se con dolore la vita dal cuore le strappassero.
Come se con rozzezza la rovesciassero indietro,
Ma cammina. Barcolla. Sola.
Dove sono ora le amiche occasionali
Di quei miei due anni maledetti?
Che appare loro nella bufera siberiana,
Che balugina nel disco lunare?
A loro invio il mio saluto d'addio.

Inizio

RAFAEL ALBERTI

L'angelo buono

Venne quello che amavo,
quello che invocavo.
Non quello che spazza cieli senza difese,
astri senza capanne,
lune senza patria,
nevi.
Nevi di quelle cadute da una mano,
un nome,
un sogno,
una fronte.
Non quello che alla sua chioma
legò la morte.
Quello che io amavo.
Senza graffiare i venti,
senza foglia ferire né smuovere cristalli.
Quello che alla sua chioma
legò il silenzio.
Senza farmi del male,
per scavarmi un argine di dolce luce nel petto
e rendermi l'anima navigabile.

Inizio

ALCEO

Non comprendo lo scontro dei venti...

Non comprendo lo scontro dei venti:

da una parte rotola l'onda
e dall'altra; e noi nel mezzo
siamo trascinati con la nave nera,
spossati molto dalla grande tempesta.
L'acqua già invade la base dell'albero:
la vela è tutta trasparente
per i grandi squarci:
le sartìe cedono, e i timoni
...
...
che resistano almeno le scotte
strette alle funi: questo solo potrebbe
salvarmi. Il carico è tutto fuori disperso
...

Inizio

ALCMANE

Di nuovo Eros...

Di nuovo Eros, a causa di Cipride,
dolce inondandomi, scalda il mio cuore.

Inizio

VICENTE ALEIXANDRE

Unità in lei

Corpo felice, acqua tra le mie mani,
volto amato dove contemplo il mondo,
dove graziosi uccelli si riflettono in fuga,
volando alla regione dove nulla si oblia.

La forma che ti veste, di diamante o rubino,
brillio di un sole che tra le mie mani abbaglia,
cratere che mi attrae con l'intima sua musica,
con la chiamata indecifrabile dei denti.

Muoio perchè m'avvento, perchè voglio morire
o vivere nel fuoco, perchè quest'aria che spira
non mi appartiene, è l'alito rovente
che se m'accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.

Lascia, lascia che guardi, infiammato d'amore,
mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto,
che guardi nel remoto clamore del tuo grembo
dove muoio e rinuncio a vivere per sempre.

Voglio amore o la morte, o morire del tutto,
voglio essere il tuo sangue, te, la lava ruggente
che bagnando frenata estreme membra belle
sente così i mirabili confini dell'esistere.

Sulle tue labbra un bacio come una lenta spina
o un mare che volò mutato in specchio,
come il brillio d'un'ala,
è ancora mani, è ancora crepitio di capelli,
fruscio vendicatore della luce,
luce o spada mortale sul mio collo minaccia,
ma non potrà distruggere l'unità di questo mondo.

Inizio

MEENA ALEXANDER

Sono la donna che si è svegliata

Sono la donna che si è svegliata
Mi sono alzata e sono diventata tempesta fra le ceneri dei miei figli bruciati
I miei villaggi in rovina e in cenere mi riempiono di rabbia contro il nemico
Oh compatriota, non mi guardare più debole e incapace,
La mia voce si mescola con migliaia di donne in piedi
Per rompere tutte insieme tutte queste sofferenze e queste catene.
Sono la donna che si è svegliata,
Ho trovato la mia strada e non tornerò mai indietro.

Inizio

VITTORIO ALFIERI

Solo, fra i mesti miei pensieri, in riva

Solo, fra i mesti miei pensieri, in riva
al mar là dove il tosco fiume ha foce,
con Fido il mio destrier pian pian men giva;
e muggìan l'onde irate in suon feroce.

Quell'ermo lido, e il gran fragor mi empiva
il cuor (cui fiamma inestinguibil cuoce)
d'alta malinconia; ma grata, e priva
di quel suo pianger, che pur tanto nuoce.

Dolce oblio di mie pene e di me stesso
nella pacata fantasia piovea;
e senza affanno sospirava io spesso:

quella, ch'io sempre bramo, anco parea
cavalcando venirne a me dappresso...
Nullo error mai felice al par mi fea.

Inizio

ANACREONTE

Fanciullo sguardo di vergine

Fanciullo sguardo di vergine,
io ti bramo. Ma tu non ascolti:
non sai che dell'animo mio
tieni tu le briglie.

Inizio

CECCO ANGIOLIERI

I' sono innamorato, ma non tanto

I' sono innamorato, ma non tanto
che non men passi ben leggeramente;
di ciò mi lodo e tegnomi valente,
ch'a l'Amor non so' dato tutto quanto.
E' basta ben se per lui gioco e canto
e amo e serveria chi gli è servente;
ogni soperchio val quanto niente
e ciò non regna en me: ben mi do vanto.
Però non pensi donna che sia nata
che l'ami ligio com'i' veggio molti,
sia quanto voglia bella e delicata,
ché troppo amare fa gli òmini stolti.
Però non vo' tener cotal usata,
che cangia 'l cor e divisa gli volti.

Inizio

GUILLAUME APOLLINAIRE

Segno

Sono nato sotto il segno dell'Autunno
Perciò amo i frutti e detesto i fiori
Rimpiango i miei baci ad uno ad uno
Come un noce bacchiato al vento racconta i suoi dolori

Eterno autunno o stagione mia mentale
Le mani degli amanti d'una volta cospargono il tuo suolo
Mi segue una sposa è la mia ombra fatale
Stasera le colombe spiccano l'ultimo volo

Inizio

ARCHILOCO

Cuore, mio cuore...

Cuore, mio cuore, turbato da affanni senza rimedio,
sorgi, difenditi, opponendo agli avversari
il petto; e negli scontri coi nemici poniti, saldo,
di fronte a loro; e non ti vantare davanti a tutti, se vinci;
vinto, non gemere, prostrato nella tua casa.
Ma gioisci delle gioie e soffri dei dolori
non troppo: apprendi la regola che gli uomini governa.

Inizio

WYSTAN HUGH AUDEN

La verità, vi prego, sull'amore

Dicono alcuni che amore è un bambino
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo
e alcuni che è un'assurdità
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l'aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.

Assomiglia a una coppia di pigiami
o al salame dove non c'è da bere?
Per l'odore può ricordare i lama
o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un prugno
o è lieve come morbido piumino?
È tagliente o ben lischio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull'amore.

I manuali di storia ce ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi
e l'ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.

Ha il latrato di un alsaziano a dieta
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle este è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po' di pace?
La verita' grave, vi prego, sull'amore.

Sono andato a guardare nel bersò
lì non c'era mai stato;
ho esportato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio
e non era nemmeno sotto il letto.

Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull'altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull'amore.

Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accedrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull'amore

Inizio

B

JUAN NICOLAS PADRON BARQUIN

Condannato a morte

Il condannato a morte nella sua cella immagina
il proprio spazio di quattro metri per quattro come un grande paese.
Suppone che i rilievi del pavimento sono gli accidenti del terreno
e una lunga fila di formiche è la carovana di automobili che fugge dalla città. Lui è Dio e ha compassione di quelli che si trovano là sotto,
di quelli che sono fuori, perché non hanno tempo per sognare
e hanno bisogno di molti oggetti per sentirsi bene.
S’inventa una storia e ci si diverte con la libertà che manca agli umani.
Ride. Con la pena capitale fissata per il giorno dopo possiede un altro vantaggio sul mondo: conosce l’ora esatta della propria morte.

Inizio

CHARLES BAUDELAIRE

Voglia del nulla

Triste mio spirito, un tempo innamorato della lotta, la
Speranza il cui sperone attizzava i tuoi ardori, non vuole
più cavalcarti! Giaciti dunque senza pudore, vecchio cavallo
il cui zoccolo incespica a ogni ostacolo.

Rassegnati, cuor mio: dormi il tuo sonno di bruto!

Spirito vinto e stremato! Per te, vecchio predone, l'amore
ha perduto il suo gusto, e l'ha perduto la disputa; addio,
canti di ottoni e sospiri di flauto! Piaceri, desistete dal
tentare un cuore cupo e corrucciato!

L'adorabile Primavera ha perduto il suo profumo.

Il Tempo m'inghiotte minuto per minuto come fa la neve
immensa d'un corpo irrigidito io contemplo dall'alto
il globo in tutta la sua circonferenza e non vi cerco più
l'asilo d'una capanna.

Valanga, vuoi tu portarmi via nella tua caduta?

Inizio

SAMUEL BECKETT

Alba

Prima dell'alba sarai qui
e Dante e il Logos e tutti gli strati e i misteri
e la luna segnata
oltre il piano bianco di musica
che stabilirai qui prima dell'alba

seta grave soffice cantante
chìnati sul nero firmamento di areche
pioggia sui bambù fiore di fumo viale di salici

chi anche se ti chini con dita di pietà
a avallare la polvere
non aggiungerà alla tua munificenza
la cui bellezza sarà un foglio davanti a me
una dichiarazione di se stessa stesa attraverso la tempesta di emblemi
sicché non c'è sole e non c'è rivelazione
e non c'è ostia
soltanto io e poi il foglio
e massa morta

Inizio

GIUSEPPE GIOACCHINO BELLI

Mia Vita

Certo è ch'io nacqui, e con un bel vagito
salutai 'l mondo e il mondo non rispose:
andai a scuola, studiai molte cose,
e crebbi un ciuco calzato e vestito.

Una donna mi tolse per marito,
scrissi versi a barella e alcune prose:
del resto, come il ciel di me dispose,
ebbi sete, ebbi sonno, ebbi appetito.

Stetti molti anni fra gl'impieghi assorto,
e fin che non disparver dalla scena
amai gli amici e ne trovai conforto.

Oggi son vecchio e mi strascino appena:
poi fra non molti dì che sarò morto,
dirà il mondo: "Oh reo caso! andiamo a cena".

Inizio

MANUELA BELLODI

I pioppi a primavera

Ai pioppi di Gualtieri
sempre pronti a rompere le righe...


I pioppi a primavera
dondolano le foglie
mollemente.

I pioppi a primavera
rompono le righe
non stanno in fila
come sempre:

ondeggiano
s’intrecciano
e spargono nell’aria
polline d’amore
spudoratamente.

I pioppi a primavera
parlano fitto fitto
con la luna

cullando dolcemente
passerotti e merli
come bimbi nella cuna.

Inizio

STEFANO BENNI

Io ti amo

Io ti amo
e se non ti basta
ruberò le stelle al cielo
per farne ghirlanda
e il cielo vuoto
non si lamenterà di ciò che ha perso
che la tua bellezza sola
riempirà l'universo

Io ti amo
e se non ti basta
vuoterò il mare
e tutte le perle verrò a portare
davanti a te
e il mare non piangerà
di questo sgarbo
che onde a mille, e sirene
non hanno l'incanto
di un solo tuo sguardo

Io ti amo
e se non ti basta
solleverò i vulcani
e il loro fuoco metterò
nelle tue mani, e sarà ghiaccio
per il bruciare delle mie passioni

Io ti amo
e se non ti basta
anche le nuvole catturerò
e te le porterò domate
e su te piover dovranno
quando d'estate
per il caldo non dormi
E se non ti basta
perché il tempo si fermi
fermerò i pianeti in volo
e se non ti basta
vaffanculo

Inizio

WILLIAM BLAKE

Non cercare mai di dire al tuo amore...

Non cercare mai di dire al tuo amore
amore che mai non si può dire;
perché il vento gentile si muove
silenzioso, invisibile.

Ho detto il mio amore, ho detto il mio amore,
le ho detto tutto il mio cuore;
tremante, gelido, in terribili paure-
ah, se ne va via.

Non appena se ne fu andata da me
uno straniero passo' per caso;
silenzioso, invisibile-
oh, non ci fu rifiuto.

Inizio

JORGE LUIS BORGES

Il sogno

Se il sonno fosse (c'è chi dice) una
tregua, un puro riposo della mente,
perché, se ti si desta bruscamente,
senti che t'han rubato una fortuna?
Perché è triste levarsi presto? L'ora
ci deruba d'un dono inconcepibile,
intimo al punto da esser traducibile
solo in sopore, che la veglia dora
di sogni, forse pallidi riflessi
interrotti dei tesori dell'ombra,
d'un mondo intemporale, senza nome,
che il giorno deforma nei suoi specchi.
Chi sarai questa notte nell'oscuro
sonno, dall'altra parte del tuo muro?

Inizio

BERTOLD BRECHT

Da leggere il mattino e la sera

Quello che amo
Mi ha detto
Che ha bisogno di me

Per questo ho cura di me stessa
guardo dove cammino e
temo che ogni goccia di pioggia
mi possa uccidere

Inizio

EMILY BRONTE

Io sono l’unica il cui destino

Io sono l’unica il cui destino
lingua non indaga, occhio non piange;
non ho mai causato un cupo pensiero,
né un sorriso di gioia, da quando sono nata.

Tra piaceri segreti e lacrime segrete,
questa mutevole vita mi è sfuggita,
dopo diciott’anni ancora così solitaria
come nel giorno della mia nascita.

E vi furono tempi che non posso nascondere,
tempi in cui tutto ciò era terribile,
quando la mia triste anima perse il suo orgoglio
e desiderò qualcuno che l’amasse.

Ma ciò apparteneva ai primi ardori
di sentimenti poi repressi dal dolore;
e sono morti da così lungo tempo
che stento a credere siano mai esistiti.

Prima si dissolse la speranza giovanile,
poi svanì l’arcobaleno della fantasia;
infine l’esperienza mi insegnò che mai
crebbe in un cuore mortale la verità.

Era già amaro pensare che l’umanità
fosse insincera, sterile, servile;
ma peggio fu fidarmi della mia mente
e trovarvi la stessa corruzione.

Inizio

ELIZABETH BARETT BROWNING

Come ti amo

Come ti amo? Lascia che ti annoveri i modi.
Ti amo fino agli estremi di profondità,
di altura e di estensione che l’anima mia
può raggiungere, quando al di là del corporeo
tocco i confini dell’Essere e della Grazia Ideale.
Ti amo entro la sfera delle necessità quotidiane,
alla luce del giorno e al lume di candela.
Ti amo liberamente, come gli uomini che lottano per la Giustizia;
Ti amo con la stessa purezza con cui essi
rifuggono dalla lode;
Ti amo con la passione delle trascorse sofferenze
e quella che fanciulla mettevo nella fede;
Ti amo con quell’amore che credevo aver smarrito
coi miei santi perduti, - ti amo col respiro,
i sorrisi, le lacrime dell’intera mia vita! - e,
se Dio vuole, ancor meglio t’amerò dopo la morte.

Inizio

CHARLES BUKOWSKI

Dalle braccia di un amore

Dalle braccia di un amore
nelle braccia di un altro

m'ha salvato dal morire sulla croce
una signora che fuma marijuana
e scrive canzoni e storie,
ed è molto più gentile dell' ultima,
molto molto più gentile,
e a letto è altrettanto brava o addirittura migliore.

non è piacevole essere messi in croce e lasciati là,
è molto più piacevole dimenticare un amore che
non funziona
come ogni amore
alla fine
non funziona...

è molto più piacevole far l'amore
davanti alla spiaggia di Del Mar
nella camera 42, e dopo
stare a letto, seduti,
e bere del buon vino, chiacchierare e toccarsi
fumare

ascoltare il rumore delle onde...

sono motro troppe volte
credendo e aspettando, aspettando
in una stanza
fissando il soffitto scalcinato
aspettando il telefono, una lettera, un colpo all'uscio, un squillo...
impazzendo
mentre lei ballava con sconosciuti nei locali notturni...

dalle braccia di un amore
nelle braccia di un altro

non è piacevole morire sulla croce
è molto più piacevole sentire il tuo nome sussurrato
nel buio.

Inizio

ROBERT BURNS

Il mio amore è come una rosa rossa rossa

Il mio amore è come una rosa rossa rossa,
ch'è da poco sbocciata in giugno:
il mio amore è come una melodia
che è dolcemente e armoniosamente suonata.

Sì bella tu sei, mia leggiadra fanciulla,
che pazzamente innamorato io sono;
e sempre io t'amerò, mia cara,
finché non s'asciugheran tutti i mari;

finché non s'asciugheranno tutti i mari, mia cara,
e non si fonderanno le rocce al sole:
e sempre io t'amerò, mia cara,
finché scorrerà la sabbia della vita.

Addio, mio unico amore!
Addio per un poco!
Io ritornerò, mio amore,
anche se a dieci mila miglia.

Inizio

GEORGE GORDON BYRON

È l'ora

È l'ora in cui s'ode tra i rami
La nota acuta dell'usignolo;
È l'ora in cui i voti degli amanti
Sembrano dolci in ogni parola sussurrata
E i venti miti e le acque vicine
Sono musica all'orecchio solitario.
Lieve rugiada ha bagnato ogni fiore
E in cielo sono spuntate le stelle
E c'è sull'onda un azzurro più profondo
E nei Cieli quella tenebra chiara,
Dolcemente oscura e oscuramente pura,
Che segue al declino del giorno mentre
Sotto la luna il crepuscolo si perde.

Inizio

C

PIERO CALAMANDREI

Ora e sempre Resistenza

Lo avrai
camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi
non con i sassi affumicati dei borghi inermi
straziati dal tuo sterminio
non con la terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non con la primavera di queste valli
che ti vide fuggire
ma soltanto con il silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi con lo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama ora e sempre
Resistenza

Inizio

CALLINO

Fino a quando sarete oziosi? Quando avrete un animo forte...

Fino a quando sarete oziosi? Quando avrete un animo forte,
o giovani? Non provate vergogna, così neghittosi,
dei vostri vicini? Stare seduti in tempo di pace
voi sembrate, ma la guerra possiede l'intero paese.

...

Mentre muore, ognuno per l'ultima volta scagli la lancia.
È cosa onorevole e splendida per l'uomo combattere
contro i nemici, difendendo la terra, i figli e la moglie
legittima; allora la morte verrà, quando le Parche
l'abbian filata. Brandendo in alto la lancia,
avanzi ognuno diritto, e sotto lo scudo raccolga
il suo cuore valoroso, non appena s'accenda la mischia.
Che un uomo sfugga alla morte non è concesso dal fato,
neppure se è prole di antenati immortali.
Spesso, chi fugge la lotta e lo strepito dei dardi
ritorna, e in casa lo coglie destino di morte.
Ma costui non è caro al popolo né desiderabile mai;
l'altro, umili e potenti lo piangono se qualcosa gli accade.
Tutto il popolo ha rimpianto dell'uomo valoroso
quando muore, ma se vive è degno dei semidèi;
nei loro occhi lo vedono quasi fosse una torre:
da solo egli compie imprese degne di molti.

Inizio

DINO CAMPANA

In un momento

In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
P.S. E così dimenticammo le rose.

Inizio

LUIGI CANALE

E io sto qui

E io sto qui
e attendo
il suo accadere
dal sommo dell'essere
nel generoso grembo
e che sgoccioli
trasognate sillabe
mia poesia

mentre si dissolvono lontane
splendide geometrie

Inizio

GIOVANNI CAPOGNA

Difronte alla luna

Io avanzo a spirale verso la spina dorsale del mondo.

Nella solitudine più inquietante del sangue,
difronte alla grande luna,
stabilisco l'immortale forma del verso.

Dell'anima tutto è il principio,
l'esagramma celeste,
la consunta etica del caso.

Oh!, lo sguardo infuriato!!
Oh!, l'oscura meta elementare!!

Soffoco la calura negli odori delle fibre vegetali.

Tra non molto,
sulle bacche dell'aurora nascente,
il mondo minerale declamerà l'assoluto disordine.

Non mi muoverò più da questi luoghi,
né da quegli altri sogni che sognai nell'orto
pagano di Eraclito,

né dalla sfera mobile di questo quarto di cielo,
il cielo che in una sera al crepuscolo
qualcuno chiamò t'ien.
Mi immergo in una sostanza cieca come la luna.

Inizio

VINCENZO CARDARELLI

Genitori

Io devo al grembo che m’ha partorito
il temerario amore della vita
che m’ha tanto tradito.
Poi che nacqui da un sangue
ben fervido e gioviale.
Io nacqui da una donna che cantava
nel rimettere in ordine la casa
e, madre più trionfante che amorosa,
soleva in braccio portarmi con gloria.
Ora, ebbi un padre severo
come un santo orgoglioso.
E furon questi i due forti avversari
che m’hanno generato.

Inizio

GIOSUE’ CARDUCCI

Nevicata

Lenta fiocca la neve pe ‘l cielo cinerëo: gridi,
suoni di vita più non salgono da la città,

non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro,
non d’amor la canzon ilare e di gioventù.

Da la torre di piazza roche per l’aëre le ore
Gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì.

Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati: gli amici
Spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.

In breve, o cari, in breve – tu càlmati, indomito cuore –
Giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.

Inizio

HANS CAROSSA

Per un bimbo

Nevicò su la casa di tua madre,
Ed essa ancora non sapeva nulla
Di te, nulla, nemmeno con quali occhi
la guarderesti.

Sovente lungo il giorno ella moveva
Timorosa così come se un male
Da te la minacciasse, eppur tendeva
La sua debole mano sul tuo sangue,
Per tua difesa.

Come il torbo mattino adduce il sole,
Ella trasse dal buio la tua sorte.
Ancora tu non eri su la terra,
E dovunque già eri.

Inizio

RAYMOND CARVER

La poesia che non ho scritto

Ecco la poesia che volevo scrivere
prima, ma non l'ho scritta
perche' ti ho sentita muoverti.
Stavo ripensando
a quella prima mattina a Zrigo.
Quando ci siamo svegliati prima dell'alba.
Per un attimo disorientati. Ma poi siamo
usciti sul balcone che dominava
il fiume e la citta' vecchia.
E siamo rimasti li' senza parlare.
Nudi. A osservare il cielo schiarirsi.
Cosi' felici ed emozionati. Come se
fossimo stati messi li'
proprio in quel momento.

Inizio

CAIO VALERIO CATULLO

Vorrei potere anch'io(Carme II)

Vorrei potere anch'io
passero amore dell'amore mio
divertirmi con te come fa lei
e sviare le tristezze del mio cuore!
Il desiderio mio di luce
con te gioca, ti tiene in seno
ti vuole sulla punta del ditino
ti eccita a dargli forti beccate
e così attratta è da questo suo gioco
da trovarci sollievo al suo dolore
al suo terribile fuoco una strana frescura!

Inizio

GUIDO CAVALCANTI

Io vidi li occhi dove Amor si mise

Io vidi li occhi dove Amor si mise
quando mi fece di sé pauroso,
che mi guardar com' io fosse noioso:
allora dico che 'l cor si divise;
e se non fosse che la donna rise,
i' parlerei di tal guisa doglioso,
ch'Amor medesmo ne farei cruccioso,
che fe' lo immaginar che mi conquise.
Dal ciel si mosse un spirito, in quel punto
che quella donna mi degnò guardare,
e vennesi a posar nel mio pensero:
elli mi conta sì d'Amor lo vero,
che[d] ogni sua virtù veder mi pare
sì com' io fosse nello suo cor giunto.

Inizio

SERGIO CORAZZINI

La crocetta d'oro

Io porto tanto amore
a una crocetta d'oro
che s'apre sul mio cuore.
E' un tenue lavoro,
non è un ricordo, no;
come l'ebbi ignoro.
Io l'amo poiché so
che croce fu dolore,
e assai ne spasimò
un mio dolce Signore.

Inizio

MARINA IVANOVNA CVETAEVA

Amore

Fuoco? Uragano? Terremoto?
Andiamoci più piano...

Dolore noto come agli occhi il palmo
della mano e alle labbra
il nome del proprio bambino...

Inizio

D

CIELO D’ALCAMO

Contrasto

"Rosa fresca aulentis[s]ima, - c'apari inver la state
le donne ti disïano - pulzell' e maritate;
tra[ji]mi de ste focora - se t'este a bolontate;
per te non aio abento notte e dia,
penzando pur di voi, madonna mia".
"Se di mevi trabagliti, - follia lo ti fa fare,
lo mar potresti arompere, - avanti, a semenare,
l'abere de sto secolo - tut[t]o quanto asembrare,
avereme non poteri a esto monno,
avanti li cavelli m'aritonno".
"Se li cavelli arton[n]iti, - avanti foss'io morto,
[donna], c'aisì mi perdera - lo sol[l]acc[i]o e 'l diporto.
Quando ci passo e veioti, - rosa fresca de l'orto,
bono conforto donimi tut[t]ore:
poniamo che s'aiunga il nostro amore".
"Che 'l nostro amore aiungasi - non boglio m'atalenti.
Se ci ti trova paremo - co gli altri miei parenti!
Guarda non s'ar[i]colgano - questi forti cor[r]enti!
Como ti seppe bona la venuta,
consiglio che ti guardi a la partuta".
"Se i tuoi parenti trova[n]mi, - e che mi pozon fari?
Una difensa met[t]oci - di dumili' agostari:
non mi toc[c]àra pàdreto - per quanto avere ambari.
Viva lo 'mperadore graz[i]' a Deo !
Intendi, bella, che ti dico eo?"
"Tu me no lasci vivere - nè sera, nè maitino.
Donna mi son di perperi - d'auro massamotino.
Se tanto aver donassemi - quanto à lo Saladino
e per aiunta quant'à lo Soldano
toc[c]areme non poteri a la mano".
"Molte sono le fem[m]ine - c'ànno dura la testa,
e l'omo con parabole - l'adimina e amonesta,
tanto intorno procaz[z]ale - fin che l'à in sua podesta.
Fem[m]ina d'omo non si può tenere:
guardati, bella, pur de ripentere".
"Ch'eo ne [ri]pentesseme? - Davanti foss'io aucisa!
ca nulla bona fem[m]ina - per me fosse riprisa.
[A]ersera passastici - cor[r]enno a la distisa.
Aquetiti, riposa, canzoneri,
tue parabole a me non pìa[c]ion gueri".
"Quante sono le schiantora - che m'à[i] mis' a lo core!
E solo purpenzannome - la dia quanno vo fore,
fem[m]ina de sto secolo - tanto no amai ancore
quant'amo teve, rosa invidïata.
Ben credo che mi fosti distinata".
"Se distinata fosseti, - caderia de l'alteze,
chè male messe forano - in teve mie belleze.
Se tut[t]o adivenissemi, tagliarami le treze
e consore m'arenno a una magione
avanti che m'artoc[c]hi 'n la persone".
"Se tu consore arenneti, - donna col viso cleri,
a lo mostero venoci - e rennomi confleri:
per tanta prova vencerti - faralo volonteri.
Con teco stao la sera e lo maitino;
besogn'è ch'io ti tegna al meo dimino".
"Boimé, tapina misera, - com'ao reo distinato!
Gieso Cristo l'altissimo - del tut[t]o m'è airato:
concepistimi a abattere - in omo blestiemato.
Cerca la terra ch'este gran[n]e assai,
chiù bella donna di me troverai".
Cercat'aio Calabr[ï]a, - Toscana e Lombardia,
Puglia, Costantinopoli, - Genova, Pisa e Soria,
Lamagna e Babilonïa - [e] tut[t]a Barberia:
donna non [ci] trovai tanto cortese,
per che sovrana di meve te p[r]ese".
"Poi tanto trabagliasti[ti], - fac[c]ioti meo pregheri
che tu vadi adoman[n]imi - a mia mare e a mon peri.
Se dare mi ti degnano, - menami a lo mosteri
e sposami davanti da la jenti;
e poi farò li tuo' comannamenti".
"Di cio che dici, vitama, - neiente non ti bale,
ca de le tuo parabole - fatto n'ò ponti e scale.
Penne penzasti met[t]ere, - sonti cadute l'ale,
e dato t'aio la botta sot[t]ana;
dunque, se po[t]i, teniti, villana".
"En paura non met[t]ermi - di nullo manganiello:
istomi 'n esta grorïa - de sto forte castiello;
prezo le tuo parabole - meno che d'un zitello.
Se tu no levi e vàtine di quaci,
se tu ci fosse morto, ben mi chiaci".
Dunque vor[r]esti, vitama, - ca per te fosse strutto?
Se morto essere deboci - od intagliato tut[t]o,
di quaci non mi mosera - se no ai[o] de lo frutto,
lo quale staci ne lo tuo jardino:
disïolo la sera e lo matino".
"Di quello frutto no ab[b]ero - conti, nè cabalieri;
molto lo disïa[ro]no - marchesi e justizieri,
avere no nde pottero - gironde molto feri.
Intendi bene ciò che bol[e] dire?
Men' este di mill'onze lo tuo abire".
Molti son li garofani, - ma non che salma nd'ài;
bella, non dispregiaremi - s'avanti non m'assai.
Se vento in proda girasi - e giungeti a le prai,
a rimembrare t'ao ste parole,
ca de[n]tra sta animella assai mi dole!"
"Macari se doles[s]eti - che cadesse angosciato!
la gente ci cor[r]es[s]oro - da traverso e da lato,
tut[t]'a meve dicessono - "ac[c]or[r]i a sto malnato!"
non ti degnara porgere la mano
per quanto avere à 'l Papa e lo Soldano".
"Deo lo volesse, vitama, - te fosse morto in casa!
L'arma n'anderia consola, - ca dì e notte pantasa.
La jente ti chiamarano: - "Oi periura malvasa,
c'à[i] morto l'omo in casata, traita!"
Sanz'onni colpa levimi la vita".
"Se tu no levi e vatine - co la maladizione,
li frati miei ti trovano - dentro chissa magione
[ . . ] ben lo mi sofero - perdici la persone;
c'a meve se' venuto a sormonare,
parente o amico non t'ave aitare".
"A meve non aitano - amici, nè parenti;
istrani[u] mi son, carama, - enfra esta bona jenti.
Or fa un anno, vitama, - che 'ntrata mi se' '[n] menti;
di canno ti vestisti lo maiuto,
bella, da quello jorno son feruto".
"Ai, tando 'namorastiti, - [oi] Iuda lo traito?
como se fosse porpore, - iscarlat[t]o o sciamito!
S'a le Va[n]gele iurimi - che mi sia a marito,
avereme non poter' a sto monno,
avanti in mare [j]it[t]omi al perfonno".
"Se tu nel mare git[t]iti, - donna cortese e fina,
dereto mi ti misera - per tut[t]a la marina,
[ e, da ] poi ca 'n[n]egas[t]eti, - trobareti a la rina,
solo per questa cosa ad impretare:
con teco m'aio agiungere a pec[c]are".
"Segnomi in Patre e 'n Filio - ed i[n] Santo Mat[t]eo!
so ca non se' tu retico - [o] figlio di giudeo,
e cotale parabole - non udì' dire anch'eo!
Morta si [è] la fem[m]ina a lo 'ntutto,
perdeci lo saboro e lo disdutto".
"Bene lo saccio, carama: - altro non poz[z]o fare.
Se quisso non arcomplimi, - lassone lo cantare.
Fallo, mia donna, plaz[z]ati, - che bene lo puoi fare.
Ancora tu no m'ami, molto t'amo
sì m'ài preso come lo pesce a l'amo".
"Saz[z]o che m'ami, [e] amoti - di core paladino.
Levati suso e vat[t]ene, - tornaci a lo matino.
Se ciò che dico facemi, - di bon cor t'amo e fino:
[eo] quisso ti 'mprometto sanza faglia,
te' la mia fede che m'ài in tua baglia".
"Per zo che dici, carama, - neiente non mi movo;
inanti prenni e scannami, - tolli esto cortel novo.
Sto fatto fare potesi - inanti scalfi un uovo.
Arcompli mi' talento, [a]mica be]la,
che l'arma co lo core mi si 'nfella".
"Ben saz[z]o l'arma doleti - com'omo c'ave arsura.
Sto fatto [far] non potesi - per null'altra misura
se non a le Vangel[ï]e - che mo ti dico iura,
avereme non puoi in tua podesta;
inanti, prenni e tagliami la testa".
"Le Vangel[ï]e, carama? - ch'io le porto in sino!
A lo mostero presile, - non ci era lo patrino.
Sovr'esto libro iuroti - mai non ti vegno mino.
Arcompli mi' talento in caritate,
che l'arma me ne sta in sut[t]ilitate".
"Meo sire, poi iurastimi, - eo tut[t]a quanta incenno;
sono a la tua presenz[ï]a, - da voi non mi difenno.
S'eo minespriso ajoti, - merzè, a voi m'arenno.
A lo letto ne gimo a la bon'ura,
chè chissà cosa n'è data in ventura".

Inizio

GABRIELE D’ANNUNZIO

Alcione - Lungo l’Affrico

Grazia del ciel, come soavemente
ti miri ne la terra abbeverata,
anima fatta bella dal suo pianto!
O in mille e mille specchi sorridente
grazia, che da nuvola sei nata
come la voluttà nasce dal pianto,
musica nel mio canto
ota t'effondi, che non è fugace,
per me trasfigurata in alta pace
a chi l'ascolti.

Nascente Luna, in cielo esigua come
il sopracciglio de la giovinetta
e la midolla de la nova canna,
sì che il più lieve ramo ti nasconde
e l'occhio mio, se ti smarrisce, a pena
ti ritrova, pel sogno che l'appanna,
Luna, il rio che s'avvalla
senza parola erboso anche ti vide;
e per ogni fil d'erba ti sorride,
solo a te sola.

O nere e bianche rondini, tra notte
e alba, tra vespro e notte, o bianche e nere
ospiti lungo l'Affrico notturno!
Volan elle sì basso che la molle
erba sfioran coi petti, e dal piacere
il loro volo sembra fatto azzurro.
Sopra non ha sussurro
l'arbore grande, se ben trema sempre.
Non tesse il volo intorno a le mie tempie
fresche ghirlande?

E non promette ogni lor breve grido
un ben che forse il cuore ignora e forse
indovina se udendo ne trasale?
S'attardan quasi immemori del nido,
e sul margine dove son trascorse
par si prolunghi il fremito dell'ale.
Tutta la terra pare
argilla offerta all'opera d'amore,
un nunzio il grido, e il vespero che muore
un'alba certa.

Inizio

RUBEN DARIO

Fiore di luce

Si levò la mia anima come dalla corolla
di un giglio. Sapeva restare nuda e sola.
Sola, come nell'acqua o nel vento. Leggera,
trasparente, sottile, meravigliosa. Era
quasi un divino fiore di luce, o un divino
uccello che nell'aria appare all'improvviso.
Non sapeva ascoltare, comprendere, vedere;
non sapeva ove andava,
né qual ch'era materia qua in basso, lassù in alto...

Inizio

JUAN DE LA CRUZ

Della nascita

E venuto il momento
che nascere doveva, simile a uno sposo
dal suo talamo sorgeva,

abbracciato alla sua sposa
che stretta si teneva;
e la Madre graziosa
lo pose in una greppia,

in mezzo agli animali
che là allora si trovavano;
e umane canzoni
e angeliche armonie

festeggiavan gli sponsali
delle due nature;
ma Dio nella greppia
piangeva e gemeva.

Era questo il dono
che la sposa recava;
e la Madre stava attonita
vedendo permutarsi
due cose all’uno e all’altro
finor così straniere:
le lacrime dell’uomo
e l’allegria del dio.

Inizio

ALFONSO MARIA DE LIGUORI

Canzoncina a Gesù bambino

Tu scendi dalle stelle, o re del cielo,
e vieni in una grotta al freddo, al gelo;
o Bambino mio divino,
io ti vedo qui a tremar.
O Dio beato,
Ah, quanto ti costò l’avermi amato!

A te che sei del mondo il creatore
Mancano panni e fuoco, o mio Signore.
Caro eletto pargoletto,
quanto questa povertà
più m’innamora!
giacché ti fece amor povero ancora.

Tu lasci del tuo Padre il divin seno
per venire a penar su questo fieno.
Dolce amore del mio core,
dove amor ti trasportò?
O Gesù mio,
per chi tanto patir? Per amor mio!

Ma se fu tuo volere il tuo patire,
perché vuoi pianger poi, perché vagire?
Sposo mio, amato Dio,
mio Gesù, t’intendo sì;
ah, mio Signore,
tu piangi non per duol, ma per amore.

Tu piangi per vederti da me ingrato
dopo sì grande amor sì poco amato.
O diletto del mio petto,
se già un tempo fu così,
or te sol bramo.
Caro, non pianger più; ch’io t’amo, io t’amo.

Tu dormi, o Ninno mio; ma intanto il core
non dorme, no, ma veglia a tutte l’ore:
deh! Mio bello e puro agnello,
a che pensi? Dimmi su,
oh amore immenso!
A morire per te, rispondi io penso.

Dunque a morir per me tu pensi, o Dio.
E che altro amar fuori di te poss’io?
O Maria, speranza mia,
s’io poc’amo il tuo Gesù,
non ti sdegnare;
amalo tu per me, s’io nol so amare.

Inizio

ERRI DE LUCA

Considero valore

Considero valore ogni forma di vita,
la neve,
la fragola,
la mosca.

Considero valore il regno minerale,
l'assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finché dura un pasto,
un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato,
due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco.

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo,
accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.

Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo,
la clausura della monaca,
la pazienza del condannato,
qualunque colpa sia.

Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore..

Molti di questi valori non ho conosciuto.

Inizio

EMILY DICKINSON

Il Passato

E' una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all'estasi
O alla disperazione.

Se qualcuno l'incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!

Inizio

SALVATORE DI GIACOMO

Nuttata ‘e Natale

Dint’ a na grotta scura
Dormeno ‘e zampugnare:
dormeno, appese a ‘e mura,
e ronfeno, ‘e zampogne
quase abbuffate ancora
‘a ll’urdema nuvena;
e, ghianca, accumparesce e saglie ncielo,
dint’ ‘a chiara nuttata, ‘a luna chiena.

Dormeno: a mezzanotte
Cchiù de n’ora ce manca;
e se sparano botte,
s’appicceno bengala,
e se canta e se sona
per tutto ‘o vicenato…
Ma ‘o Bammeniello nun è nato ancora,
e nun s’è apierto ancora ‘o Viscuvato.

Fora, doppo magnato,
esce nfucata, ‘a gente:
ccà d’ ‘o viento gelato,
p’ ‘e fierre d’ ‘a cancella,
trase ‘a furia ogne tanto…

E c’ ‘o viento, e c’ ‘o friddo,
ncopp’ ‘a paglia pugnente, a ppare a ppare,
dormeno, stracque strutte, e zampugnare…

Inizio

JOHN DONNE

Infinità d'amore

Se ancor non ho tutto l'amore tuo,
cara, giammai tutto l'avrò;
non posso esalare un altro sospiro per intenerirti,
né posso implorare un'altra lacrima a che sgorghi;
ormai tutto il tesoro che avevo per acquistarti
- sospiri, lacrime, e voti e lettere - l'ho consumato.
Eppure non può essermi dovuto
più di quanto fu inteso alla stipulazione del contratto;
se allora il tuo dono d'amore fu parziale,
si che parte a me toccasse, parte ad altri,
cara giammai tutta ti avrò

Ma se allora tu mi cedesti tutto,
quel tutto non fu che il tutto di cui allora tu disponevi;
ma se nel cuore tuo, in seguito, sia stato o sarà
generato amor nuovo, ad opera di altri,
che ancor possiedono intatte le lor sostanze, e possono di lacrime,
di sospiri, di voti, di lettere, fare offerte maggiori,
codesto amore nuovo può produrre nuove ansie,
poiché codesto amore non fu da te impegnato.
Eppur lo fu, dacché la tua donazione fu totale:
il terreno, cioè il tuo cuore, è mio; quanto ivi cresca,
cara, dovrebbe tutto spettare a me.

Tuttavia ancor non vorrei avere tutto;
chi tutto ha non può aver altro,
e dacché il mio amore ammette quotidianamente
nuovo accrescimento, tu dovresti avere in serbo nuove ricompense;
tu non puoi darmi ogni giorno il tuo cuore:
se puoi darlo, vuol dire che non l'hai mai dato.
IL paradosso d'amore consiste nel fatto che, sebbene il tuo cuore si diparta,
tuttavia rimane, e tu col perderlo lo conservi.
Ma noi terremo un modo più liberale
di quello di scambiar cuori: li uniremo; così saremo
un solo essere, e il Tutto l'un dell'altro.

Inizio

E

THOMAS STEARN ELIOT

Canzone

Quando tornammo a casa per la collina
Nessuna foglia era caduta dagli alberi;
Le dita gentili della brezza non avevano
Strappato nessuna ragnatela tremolante.

La siepe era ancora coperta di fiori,
Nessun petalo avvizzito copriva la terra;
Ma le rose selvatiche della tua ghirlanda
Erano sbiadite, e le foglie abbrunate.

Inizio

PAUL ELUARD

Libertà

Su i quaderni di scolaro
Su i miei banchi e gli alberi
Su la sabbia su la neve
Scrivo il tuo nome

Su ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
Sasso sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nome

Su le immagini dorate
Su le armi dei guerrieri
Su la corona dei re
Scrivo il tuo nome

Su la giungla ed il deserto
Su i nidi su le ginestre
Su la eco dell'infanzia
Scrivo il tuo nome
Su i miracoli notturni
Sul pan bianco dei miei giorni
Le stagioni fidanzate
Scrivo il tuo nome

Su tutti i miei lembi d'azzurro
Su lo stagno sole sfatto
E sul lago luna viva
Scrivo il tuo nome

Su le piane e l'orizzonte
Su le ali degli uccelli
E il mulino delle ombre
Scrivo il tuo nome

Su ogni alito di aurora
Su le onde su le barche
Su la montagna demente
Scrivo il tuo nome

Su la schiuma delle nuvole
Su i sudori d'uragano
Su la pioggia spessa e smorta
Scrivo il tuo nome

Su le forme scintillanti
Le campane dei colori
Su la verità fisica
Scrivo il tuo nome

Su i sentieri risvegliati
Su le strade dispiegate
Su le piazze che dilagano
Scrivo il tuo nome

Sopra il lume che s'accende
Sopra il lume che si spegne
Su le mie case raccolte
Scrivo il tuo nome

Sopra il frutto schiuso in due
Dello specchio e della stanza
Sul mio letto guscio vuoto
Scrivo il tuo nome

Sul mio cane ghiotto e tenero
Su le sue orecchie dritte
Su la sua zampa maldestra
Scrivo il tuo nome

Sul decollo della soglia
Su gli oggetti familiari
Su la santa onda del fuoco
Scrivo il tuo nome

Su ogni carne consentita
Su la fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Scrivo il tuo nome

Sopra i vetri di stupore
Su le labbra attente
Tanto più su del silenzio
Scrivo il tuo nome

Sopra i miei rifugi infranti
Sopra i miei fari crollati
Su le mura del mio tedio
Scrivo il tuo nome

Su l'assenza che non chiede
Su la nuda solitudine

Su i gradini della morte
Scrivo il tuo nome

Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Su l'immemore speranza
Scrivo il tuo nome
E in virtù d'una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti

Libertà.

Inizio

ABILIO ESTEVEZ

Scelte

Scegliere una porta significa non aprirne altre.
Un piacere presuppone che molti piaceri non verranno
vissuti, così come ogni tristezza dispensa da tante tristezze.
L'amante che porti a letto è uno tra tutti quelli possibili.
La parola per cui opti impedisce l'uso di un numero
indefinito di parole.
Visiti un luogo perchè altri luoghi restino ad aspettarti.
Solo il giorno che sorge per la tua morte è un giorno
qualsiasi, una casualità.

Inizio

EVGENIJ A. EVTUSENKO

Non t'amo più

Non t'amo più... E' un finale banale.
Banale come la vita, banale come la morte.
Spezzerò la corda di questa crudele romanza,
farò a pezzi la chitarra: ancora la commedia perché recitare!
Al cucciolo soltanto, a questo mostriciattolo peloso, non è dato capire
perché ti dai tanta pena e perché io faccio altrettanto.
Lo lascio entrare da me, e raschia la tua porta,
lo lasci passare tu, e raschia la mia porta,

C'è da impazzire, con questo dimenio continuo...
O cane sentimentalone, non sei che un giovanotto...
Ma io non cederò al sentimentalismo.
Prolungar la fine equivale a continuare una tortura.

Il sentimentalismo non è una debolezza, ma un crimine
quando di nuovo ti impietosisci, di nuovo prometti
e provi, con sforzo, a mettere in scena un dramma
dal titolo Ottuso "Un amore salvato".

E' fin dall'inizio che bisogna difendere l'amore
dai "mai" ardenti e dagli ingenui "per sempre!".
E i treni ci gridavano: "Non si deve promettere!".
E i fili fischiavano "Non si deve promettere!".

I rami che s'incrinavano e il cielo annerito dal fumo
ci avvertivano, ignoranti presuntuosi,
che è ignoranza l'ottimismo totale,
che per la speranza c'è più posto senza grandi speranze.

E' meno crudele agire con sensatezza e giudiziosamente soppesare gli anelli
prima di infilarseli, secondo il principio dei penitenti incatenati.
E' meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra,
non impegnarsi fino alla morte, ma offrire almeno l'amore d'un momento.

E' meno crudele non ripetere "ti amo", quando tu ami.
E' terribile dopo, da quelle stesse labbra
sentire un suono vuoto, la menzogna, la beffa, la volgarità
quando il mondo falsamente pieno, apparirà falsamente vuoto.

Non bisogna promettere... L'amore è inattuabile.
Perché condurre all'inganno, come a nozze?
La visione è bella finché non svanisce.
E' meno crudele non amare, quando dopo viene la fine.

Guaisce come impazzito il nostro povero cane,
raspando con la zampa ora la mia, ora la tua porta.
Non ti chiedo perdono per non amarti più. Perdonami d'averti amato.

Inizio

F

ORAZIO FLACCO

Odi, I, 5

Qual delicato giovane asperso di puri
profumi ti preme su un letto di rose,
o Pirra, in un grato antro?
per chi tu annodi la tua bionda chioma,

con semplice eleganza? ahi, quante volte piangerà
gli dei mutati, l’amor suo tradito
e guarderà inasprirsi le onde ai neri
venti, incredulo,

colui che fiducioso or gode del tuo aureo
sembiante, e per sempre libera, per sempre
amabile ti spera, ignaro
dello spirar d’inganni! Miseri coloro

ai quali splendi non provata. In quanto a me
appesa alla sacra parete una tabella
votiva dice ch’io ho offerto le mie vesti umide
di naufragio al possente dio del mare.

Inizio

UGO FOSCOLO

Alla sera

Forse perché della fatal quiete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensieri su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirito guerrier ch'entro mi rugge.

Inizio

FRANCESCO D’ASSISI

Il Cantico delle Creature

Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual'è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Inizio

ERICH FRIED

Te

Te
lasciarti essere te
tutta intera
Vedere
che tu sei tu solo
se sei
tutto ciò che sei
la tenerezza
e la furia
quel che vuole sottrarsi
e quel che vuole aderire
Chi ama solo una metà
non ti ama a metà
ma per nulla
ti vuole ritagliare a misura
amputare
mutilare
Lasciarti essere te
è difficile o facile?
Non dipende da quanta
intenzione e saggezza
ma da quanto amore e quanta
aperta nostalgia di tutto-
di tutto
quel che tu sei
Del calore
e del freddo
della bontà
e della protervia
della tua volontà
e irritazione
di ogni tuo gesto
della tua ritrosia
incostanza
costanza
Allora
questo
lasciarti essere te
non è forse
così difficile

Inizio

ROBERT FROST

La famiglia della rosa

La rosa è una rosa,
Ed è sempre stata una rosa.
Però la teoria adesso è un'altra
Una mela può essere una rosa,
Anche una pera, e così
Una prugna suppongo.
Non si sa
Cosa sarà la prossima rosa;
Tu, sicuramente, sei una rosa-
Ma lo sei sempre stata.

Inizio

G

ALFONSO GATTO

Poesia d'Amore

Le grandi notti d' estate
che nulla muove oltre il chiaro
filtro dei baci, il tuo volto
un sogno nelle mie mani.

Lontana come i tuoi occhi
tu sei venuta dal mare
dal vento che pare l' anima.

E baci perdutamente
sino a che l' arida bocca
come la notte è dischiusa
portata via dal suo soffio.

Tu vivi allora, tu vivi
il sogno ch' esisti è vero.
Da quanto t' ho cercata.

Ti stringo per dirti che i sogni
son belli come il tuo volto,
lontani come i tuoi occhi.

E il bacio che cerco è l' anima.

Inizio

THEOPHILE GAUTIER

E' Natale

Bianca la terra, il cielo grigio,
“suonate, campane, a distesa:
è nato!” Sul vivo prodigio
la Vergine è china e protesa.

Non broccati, non lievi tende
Proteggono il Bimbo dal gelo:
qualche tela di ragno pende
dal soffitto che mostra il cielo.

Gesù, tutto bianco e vermiglio,
sulla paglia fredda si muove;
gli rifiatano sul giaciglio,
a scaldarlo, l’asino e il bove.

Sopra il tetto che si spalanca
Nero, la neve fiocca eguale.
Angioletti in tunica bianca
Ricantano ai greggi: “E’ Natale!”

Inizio

JUAN GELMAN

Il gioco in cui ci troviamo

Se mi dessero da scegliere, io sceglierei
questa salute di sapere che siamo molto malati,
questa felicità di trovarci tanto infelici.

Se mi dessero da scegliere, io sceglierei
quest'innocenza di non essere innocente,
questa purezza in cui mi trovo impuro.

Se mi dessero da scegliere, io sceglierei
questo amore con cui odio,
questa speranza che mangia pani disperati

E' qui che succede, signori,
che mi gioco la morte.

Inizio

GIACOMO DA LENTINI

Diamante, né smiraldo, né zafino

Diamante, né smiraldo, né zafino,
né vernul'altra gema preziosa,
topazo, né giaquinto, né rubino,
né l'aritropia, ch'è sì vertudiosa,
né l'amatisto, né 'l carbonchio fino,
lo qual è molto risprendente cosa,
non àno tante belezze in domino
quant'à in sé la mia donna amorosa.
E di vertute tutte l'autre avanza,
e somigliante [ a stella è ] di sprendore,
co la sua conta e gaia inamoranza,
e più bell'e[ste] che rosa e che frore.
Cristo le doni vita ed alegranza,
e sì l'acresca in gran pregio ed onore.

Inizio

LAPO GIANNI

Amore, i' non son degno ricordare

Amore, i' non son degno ricordare
tua nobiltate e tuo canoscimento:
però chero perdon, se fallimento
fosse di me vogliendoti laudare.
Eo laudo Amor di me a voi, amanti,
che m'ha sor tutti quanti - meritato,
'n su la rota locato - veramente:
ché là ond' i' sole' aver tormenti e pianti
aggio sì bon' sembianti - d'ogni lato,
che salutato - son bonairemente,
grazi' e merzede a tal signor valente
che m'ha sì alteramente - sormontato
e sublimato - in su quel giro tondo,
che 'n esto mondo - non mi credo pare.
Unqua non credo par giammai trovare,
se 'n tale stato mi mantene Amore,
dando valore - a la mia innamoranza.
Or mi venite, amanti, acompagnare;
e qual di voi sentisse al cor dolore,
impetrerò ad Amor - per lui allegranza:
ch'egli è segnor di tanta benenanza,
che qual amante vuol lui star fedele,
s'avesse il cor crudele,
si vòle inver' di lui umiliare.
Vedete, amanti, com'egli e umìle,
ed è gentile - e d'altero barnaggio,
ed ha 'l cor saggio - in fina canoscenza:
ché, me veggendo sì venuto a vile,
si mosse el segnoril - come messaggio:
fe' riparaggio - a la mia cordoglienza,
e racquistò 'l meo cor, ch'era in perdenza,
da quella che m'avea tanto sdegnato;
poi che gli ebbe donato,
m'ha poi sempre degnato - salutare.

Inizio

KAHLIL GIBRAN

Sull'amicizia

E un adolescente disse: Parlaci dell'Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.

Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.

E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.

Inizio

VIRGILIO GIOTTI

El paradiso

Ne la mia casa son;
e xe 'sta casa quela
de 'desso, e anca la mia
de San Felice bela,

col giardin e quel làvarno
grande, e drio l'ortisel;
e anca quela co' nona
Giudita e mi putel.

E el tempo che xe, bel,
tuti i tempi el xe in uno;
e la stagion no' istà,
no' primavera o utuno

xe, no' inverno, ma una
bela e granda; e de sora
xe el ziel, che un xe e tuti
i ziei, e no' 'l ga ora:

matina xe, e sera,
e xe el bel ciaro giorno.
E mi son qua de passa
mila ani; e go 'torno,

con mi, mia molge giòvine,
e i mii fioi grandi, e anca,
sì, putei; go mia mama
de mi pìcio e po' bianca

cara vècia; e Tandina
puteleta e po' dona,
co' la su' Rina e mia;
e la sèria nona.

E stemo insieme; e tuti
insieme spaggegiemo;
e se metemo in tola
e magnemo e bevemo

pulito; e se vardemo
un co' l'altro nel viso;
e in pase se parlemo;
e semo in paradiso.

Inizio

JOHANN WOLFGANG GOETHE

Da dove siamo nati?

Da dove siamo nati?
Dall'amore.
Come saremmo perduti?
Senza amore.
Cosa ci aiuta a superarci?
L'amore.
Si può trovare anche l'amore?
Con amore.
Cosa abbrevia il pianto?
L'amore.
Cosa deve unirci sempre?
L'amore.

Inizio

CORRADO GOVONI

La Fiera

Non ricordi la turbinante fiera?
I pagliacci e la giostra coi lumini?
Tutto fu bello, musica e lustrini,
solo al ritorno nella buia sera.

Tu pedalavi vaporosa in avanti,
ed io a volo dietro il tuo cappello,
come in un delizioso carosello
mosso da Dio sol per noi amanti.

Sull’erba della darsena intrecciammo
le nostre impolverate biciclette
come in gelosa lotta due caprette.
Sul loro esempio, muti, ci avvinghiammo.

E quando entrammo a piedi dalla porta
tra gli sguardi dei pochi curiosi
composti e seri come vecchi sposi,
la città non mi parve più così morta.

I baci nella sera freddolina
riscaldato mi avevano d’amore,
dandomi dei sussulti dolci al cuore
come quei colpi, là, di carabina.

Ed io ti vedevo in un barbaglio,
per effetto dei tuoi baci brucianti,
sotto le stelle, strane e doloranti,
come le bianche pipe del bersaglio.

Inizio

GUIDO GOZZANO

La medicina

Non so che triste affanno mi consumi:
sono malato e nei miei dì peggiori...
Tra i balaustri il mar scintilla fuori
la zona dei palmeti e degli agrumi.

Ah! Se voi foste qui, tra questi fiori,
amica! O bella voce tra i profumi!
Se recaste con voi tutti i volumi
di tutti i nostri dolci ingannatori!

Mi direste il Congedo, oppur la Morte
del cervo, oppure la Sementa... E queste
bellezze, più che l'aria e più che il sole,

mi farebbero ancora sano e forte!
E guarirei: Voi mi risanereste
con la grande virtù delle parole!

Inizio

GUITTONE D’AREZZO

Amore o gioia, bella gioia, sento

Amore o gioia, bella gioia, sento
tant'a lo cor, che de dolzor m'aucide,
e sentirene ben più per un cento,
se non che de me stesso aggio mercide,
che temo di morir. No li consento,
ma fo sì che de me 'l troppo devide,
ché spessamente m'ha gioia sì vento,
ch'a forza campo, sì non mi conquide.
Perché d'amor meo par esser non osa:
ché, se cont'ave de contessa amanza,
re de reina, ecco piccol cosa;
Ma è grande, quand'om basso amistanza
ave d'un'alta donna e graziosa,
com'eo da voi, donna, senza mancanza.

Inizio

GUNTER GRASS

Puntuale

Al piano inferiore
una giovane madre
dà botte al suo bimbo
ogni mezz’ora.
Per questo
ho venduto il mio orologio
affidandomi completamente
alla mano severa
sotto di me,
con le sigarette contate
a me accanto;
è regolato, il tempo mio.

Inizio

OLINDO GUERRINI

Nell'aria della sera

Nell'aria della sera umida e molle
Era l'acuto odor de' campi arati
E noi salimmo insieme su questo colle
Mentre il grillo stridea laggiu' nei prati.

L'occhio tuo di colomba era levato.
Quasi muta preghiera al ciel stellato;

Ed io che intesi quel che non dicevi
M'innamorai di te perche' tacevi.

Inizio

JORGE GUILLEN

Natale

Allegria di neve
Per le strade.
Allegria!
Tutto è in attesa della grazia
Del Nuovo Eletto.

Miserabili gli uomini,
Dura la terra.
Più cade la neve,
Più il cielo è vicino.

Tu ci salvi,
Creatura
Sovrana!

Qui risplende
Più rosa che bianca.
Le fossette ridono
Di sorrisi silenziosi.

Freschezza e perfezione
Risplendono per sempre
Come in una rosa
Che diresti del cielo.

E non più silenziosi,
Sonori sorrisi
Rivelano a tutti
Una rosa viva.

Tu ci salvi,
Creatura
Sovrana!

Com’è rosea la carne
Appena nata,
E quanta fretta
Di piacere!

Allegria di neve
Per le strade.
Allegria!
Tutto è in attesa della grazia
Del Nuovo Eletto.

Inizio

NICOLAS GUILLEN

A volte...

A volte ho voglia di essere goffo
per dirle: L'amo alla follia
A volte ho voglia di essere sciocco
per gridarle: L'amo tanto!
A volte ho voglia di essere un bambino
per piangere rannicchiato nel suo seno.
A volte ho voglia di essere morto
per sentire, sotto la terra umida dei miei succhi,
un fiore che mi cresce e mi erompe dal petto
un fiore, e dirLe: questo fiore
è per Lei!

Inizio

GUIDO GUINIZELLI

Donna, il cantar soave

Donna, il cantar soave
che per lo petto mi mise la voce
che spegne ciò che nuoce,
pensieri in gioia e gioia in vita m'have.

Inizio

H

HEINRICH HEINE

I tre santi Re Magi dall’Oriente

I tre santi Re Magi dall’Oriente
Chisedono in ogni piccola città:
“Cari ragazzi e giovinette, dite,
la strada per Betlemme è per di qua?”

Ma i giovani ed i vecchi non lo sanno
E i tre Re Magi sempre avanti vanno;
ma una cometa d’oro li conduce
che lassù chiara e amabile riluce.

La stella sulla casa di Giuseppe
Ecco s’arresta: là devono entrare.
Il bovetto muggisce, il bimbo strilla,
e i tre Re Magi prendono a cantare.

Inizio

JAVIER HERAUD

Ci promisero la felicità (Le ombre e i giorni)

Ci promisero la felicità
e finora non ci hanno dato nulla.
Perchè innalzare promesse se
nell'ora della pioggia non
avremo che il sole e il grano morto ?

Perchè raccogliere e raccogliere se
poi ci toglieranno il mais,
il grano, i fiori e la frutta ?
Per avere un po' di riposo non
vogliamo aspettare le promesse e
le suppliche:
Dovremo arrivare alla nascita
stessa della strada, rifare tutto,
a passi lenti ritornare spargendo
piogge sui campi,
seminando grano con le mani,
raccogliendo pesci con le nostre
bocche interminabili.
Di niente vogliamo approfittare,
oh allegria!
Sarebbe stato meglio naufragare
e non arrivare,
perchè adesso dobbiamo tutto
farlo con le mani:
costruire parole come
tronchi, non supplicare né
gemere, ma finire,
concludere a bastonate con la terra morta.

Inizio

HERMANN HESSE

Io ti chiesi

Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.

Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste

Inizio

ALBERTO HIDALGO

Biografia della parola rivoluzione

Parola che nacque in un vomito di sangue
Parola che il primo a dirla affogò in essa.
Parola sempre in piedi.
Parola sempre in marcia.
Parola contumace nella modernità.
Parola che si pronuncia coi pugni.
Parola grande fino a traboccare dai margini dei dizionari.
Parola di affetto facile come una curva.
Parola di quattro frecce sparate verso i punti cardinali.
Così rimase sradicato d'oblio ogni aneddoto
su uno dei vertici più remoti del tempo
i dolori umani fecero campi di concentramento
per intraprendere la strada, verso quale cielo?
Ognuno secondo la sua intensità prese un diverso carattere
alfabetico e la parola rimase scritta:
RIVOLUZIONE
Poi il sole passando attraverso di essa per sprofondare
nella notte accese le sue undici lettere:
RIVOLUZIONE.
E fu la prima insegna luminosa del mondo.
Adesso è nell'uomo così come è nell'ossigeno dell'acqua.
Campi, città, mari, contano una popolazione nei suoi
echi.
Ha sottratto lo spazio ai corpi che si dilatano.
Ha violenza e distruzione di onda di vento.
Penetra nelle anime con una sensualità di aratro.
Cartello scritto nello spazio di due braccia erette,
alziamolo con la vita.

Inizio

FRIEDRICH HOLDERLIN

A metà della vita

Tra pere gialle e rose selvagge
Scende la terra nel lago
E voi cigni graziosi tuffate
ebbri di baci il capo
Nell'acqua sacra ed austera.

Ma dove prenderò fiori in inverno,
dove la luce del sole
e l'ombra della terra?
Stanno le mura silenziose e fredde
E nel vento è tintinnio di banderuole.

Inizio

I

IBICO

In primavera, i meli cidoni

In primavera, i meli cidoni
irrorati dalle correnti dei fiumi,
- là dov'è il giardino incontaminato
delle Vergini - e i fiori della vite,
che crescono sotto i tralci ombrosi,
ricchi di gemme, germogliano. Per me Eros
in nessuna stagione si posa:
ma come il tracio Borea,
avvampante di folgore,
balza dal fianco di Cipride con brucianti
follie e tenebroso, intrepido,
custodisce con forza, saldamente,
il mio cuore.

Inizio

NAZIM IKMET

Amo in te

Amo in te
l'avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l'impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.

amo in te l'impossibile
ma non la disperazione.

Inizio

IPPONATTE

...sbattuto dalle onde

...

sbattuto dalle onde. E in Salmidesso, nudo, lo accolgano
benevolmente i Traci
dall'alto ciuffo - di molti mali, qui, colmerà la misura,
mangiando il pane della schiavitù -
lui, irrigidito dal gelo. E fuor della schiuma
sia tutto coperto di alghe,
e batta i denti, come un cane
giacendo bocconi per lo sfinimento
lungo la battigia.
Questi mali vorrei incontrasse
chi m'offese, chi calpestò i giuramenti,
l'amico d'un tempo.

Inizio

J

FRANCIS JAMMES

Eri tu schivo, Gesù Bambino

Eri tu schivo, Gesù Bambino,
un giorno, e come me piccino?
E che sentivi a vivere
fuori dei Cieli, e proprio come io vivo?
Pensavi mai le cose di lassù,
dove fossero gli angeli chiedevi?
Io al tuo posto avrei pianto
Per la mia casa fatta di cielo;
io cercherei dintorno a me, nell’aria:
“gli angeli dove sono?”, chiederei
e destandomi mi dispererei
che non vi fosse un angelo a vestirmi!
Anche tu possedevi dei balocchi,
come li abbiamo noi, bimbe e bambini?
E giocavi nei Cieli con tutti
gli angeli non troppo alti,
con le stelle a piastrella? Si giocava
a rimpiattino, dietro le loro ali?
Tua Madre ti lasciava sciupare le tue vesti
Sul nostro suol giocando?
Come bello serbarle sempre nuove,
per i Cieli d’azzurro sempre tersi!
T’inginocchiavi, a notte, per pregare,
e le tue mani, come noi, giungevi?
E a volte erano stanche, le manine,
e assai lunga sembrava la preghiera?
E ti piace così, che noi giungiamo
Le nostre mani per pregare a te?
A me sembrava, avanti io lo sapessi,
che la preghiera solo così vale.
E tua Madre, la sera, ti baciava,
i tuoi panni piegandoti con cura?
Non ti sentivi proprio buono, a letto,
baciato e quieto, dette le orazioni?

A tuo Padre la mia preghiera mostra
(Egli la guarderà, sei così bello!),
e digli “O Padre, io, io il Figlio tuo,
ti reco la preghiera di un bambino”.
Sorriderà, che la lingua dei bimbi
Sia la stessa di quando eri tu un bimbo!

Inizio

JUAN RAMON JIMENEZ

Amore

Il terreno, grazie a te,
piacevole, diventò
celeste.
Poi
il celeste, grazie a me,
piacevole, diventò
umano.

Inizio

JENS JOHANNES JORGENSEN

Betlemme

O Betlemme, città del Natale,
dunque è ritornato il tempo
in cui devi tu rallegrare il nuovo
il mondo, il mondo universo.
Quei che credono e quei che non vogliono
battere la via angusta della croce,
si trovano insieme, comunque, a Betlemme.

Ahi, forse il Verbo di Verità è per certuni
soltanto una bella, una vecchia leggenda!
Eppure quella prima notte, quel primo Natale
negli anni remoti di Erode,
torna a loro nella mente ogni anno,
quando le campane suonano per Natale,
e debbono anche loro guardare indietro, nei secoli.

Ancorché pene e fatiche e vanità e bugie
riempiano l’andar lento dei giorni
vien pure alla fine una notte santa,
una notte che sorge in un altro mondo;
e quando l’anno declina tardo,
giunge come la neve di Dio,
una neve di pace sulla terra.

O neve natalizia di Betlemme,
cadi soavemente in morbide falde,
e semina il grano che deve germinare
nei campi dell’eternità.
Fa’ cadere in silenzio candidi semi
nei cuori oscuri e freddi,
intirizziti dal freddo della notte.

O Bambino Gesù, sulla paglia del presepio
fa’ tacere le voci del mondo.
Non c’è luogo nel mondo
dove abiterei più contento:
portami via dai rischi e dalle cadute,
dammi casa a Betlemme,
presso di te, santa Maria.

Inizio

JAMES JOYCE

Ascolta,amore (Musica da Camera XVIII)

Ascolta,amore,
Il racconto del tuo amato;
Quando gli amici l'han lasciato
Un uomo avrà dolore.

Poichè allora saprà
Ch'essi son bugiardi
E un mucchietto di cenere
Le loro parole.

Inizio

K

ORHAN VELI KANIK

Ascolto Istanbul

Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
Spira una leggera brezza dapprima
Lentamente oscillano
Le foglie sugli alberi
Da lontano, molto lontano
I perenni trilli degli acquaioli
Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
E mentre passano gli uccelli
A stormi e stridii dall'alto
Le reti si ritirano dalle chiuse
I piedi di una donna sfiorano l'acqua
Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
Sono freschi i bazar
Allegro Mahmut pascià
Pieni di colombi i cortili
Pervengono battiti di martello dai bacini
Dalla dolce brezza primaverile odori di sudore
Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
Ebbra di passati favori
Una villa dalle darsena buie
Fra il mugghio dell'acquietato scirocco
Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
Passa una fraschetta sul marciapiede
Imprecazioni, motivetti, canzoni, frizzi
Dalla sua mano cade qualcosa sul selciato
Dev'essere una rosa
Ascolto Istanbul ad occhi chiusi.

Ascolto Istanbul ad occhi chiusi
Ai suoi piedi si dibatte un uccello
Non so se la tua fronte scotti o no
Non so se le tue labbra siano umide o no
Dietro i pistacchi nasce una luna candida
Lo percepisco dai battiti del tuo cuore
Ascolto Istanbul.

Inizio

CONSTANTINOS KAVAFIS

Torna

Torna sovente e prendimi,
palpito amato, allora torna e prendimi,
che si ridesta viva la memoria
del corpo e antiche brame trascorrono nel sangue
allora che le labbra ricordano, e le carni,
e nelle mani un senso tattile si riaccende.

Torna sovente e prendimi, la notte,
allora che le labbra ricordano, e le carni...

Inizio

JOHN KEATS

Lasciando alcuni amici di prima mattina

D'oro una penna datemi, e lasciate
che in limpidi e lontane regioni
sopra mucchi di fiori io mi distenda;
portatemi più bianca di una stella
o di una mano d'angelo inneggiante
quando fra corde argentee la vedi
di arpe celesti, un'asse per scrittoio;
e lasciate li' accanto correr molti
carri color di perla, vesti rosa,
e chiome a onda, e vasi di diamante,
e ali intraviste, e sguardi penetranti.
Lasciate intanto che la musica erri
ai miei orecchi d'intorno; e come quella
ogni cadenza deliziosa tocca,
lasciate che io scriva un verso pieno
di molte meraviglie delle sfere,
splendido al suono: con che altezze in gara
il mio spirito venne! ne' contento
e' di restare cosi' presto solo.

Inizio

OMAR KHAYYAM

Quartine (2)

Che sia di duecento, trecento o mille anni la tua vita
Da questo vetusto palazzo sarai fatalmente cacciato.
Il sultano e il mendico del bazar:
Tutti e due avranno un valore solo, alla fine.

Inizio

JOSEPH RUDYARD KIPLING

Se...

Se riuscirai a non perdere la testa quando tutti
la perdono intorno a te, dandone a te la colpa;
se riuscirai ad aver fede in te quando tutti dubitano,
e mettendo in conto anche il loro dubitare;
se riuscirai ad attendere senza stancarti nell'attesa,
se, calunniato, non perderai tempo con le calunnie,
o se, odiato, non ti farai prendere dall'odio,
senza apparir però troppo buono o troppo saggio;

se riuscirai a sognare senza che il sogno sia il padrone;
se riuscirai a pensare senza che pensare sia il tuo scopo,
se riuscirai ad affrontare il successo e l'insuccesso
trattando quei due impostori allo stesso modo
se riuscirai ad ascoltare la verità da espressa
distorta da furfanti per intrappolarvi gli ingenui,
o a veder crollare le cose per cui dai la tua vita
e a chinarti per rimetterle insieme con mezzi di ripiego;

se riuscirai ad ammucchiare tutte le tue vincite
e a giocartele in un sol colpo a testa-e-croce,
a perdere e a ricominciar tutto daccapo,
senza mai fiatare e dir nulla delle perdite;
se riuscirai a costringere cuore, nervi e muscoli,
benché sfiniti da un pezzo, a servire ai tuoi scopi,
e a tener duro quando niente più resta in te
tranne la volontà che ingiunge: "tieni duro!";

se riuscirai a parlare alle folle serbando le tue virtù,
o a passeggiar coi Re e non perdere il tuo fare ordinario;
se né i nemici o i cari amici riusciranno a colpirti,
se tutti contano per te, ma nessuno mai troppo;
se riuscirai a riempire l'attimo inesorabile
e a dar valore ad ognuno dei suoi sessanta secondi,
il mondo sarà tuo allora, con quanto contiene,
e - quel che è più, tu sarai un Uomo, ragazzo mio!

Inizio

L

JULES LAFORGUE

Natale scettico

E’ Natale… Natale?… Notte: uno scampanio
lontano…La mia penna, senza fede, sul foglio
cade. I ricordi cantano: dilegua, ecco, l’orgoglio,
e la tristezza permea tutto l’essere mio…

Ah, voci della notte; ricantano: “E’ Natale”;
da laggiù, dalla chiesa che s’accende all’interno
m’arriva come un dolce rimprovero materno,
e il cuore mi si gonfia tanto da farmi male…

E’ notte. Ascolto a lungo quel suono di campane…
O famiglia dei vivi, ecco, sono il tuo paria
Nel cui stambugio a tratti giungono sopra l’aria
Le voci d’una festa, commoventi e lontane…

Inizio

BRUNETTO LATINI

Ma puoi ch'ella mi vide (Il Tesoretto, IV)

Ma puoi ch'ella mi vide,
la sua cera che ride
inver' di me si volse,
e puoi a sé m'acolse
molto covertamente,
e disse immantenente:
"Io sono la Natura,
e sono una fattura
de lo sovran Fattore.
Elli è mio creatore:
io son da Lui creata
e fui incominciata;
ma la Sua gran possanza
fue sanza comincianza.
E' non fina né more;
ma tutto mio labore,
quanto che io l'alumi,
convien che si consumi.
Esso è onipotente;
ma io non pos' neente
se non quanto concede.
Esso tanto provede
e è in ogne lato
e sa ciò ch'è passato
e 'l futuro e 'l presente;
ma io non son saccente
se non di quel che vuole:
mostrami, come suole,
quello che vuol ch'i' faccia
e che vol ch'io disfaccia,
ond'io son Sua ovrera
di ciò ch'Esso m'impera.
Così in terra e in aria
m'ha fatta sua vicaria:
Esso dispose il mondo,
e io poscia secondo
lo Suo comandamento
lo guido a Suo talento.

Inizio

DAVID HERBERT LAWRENCE

Canzone d'amore

Non respingermi se ti dico
Che scordo il suono della tua voce,
Che i tuoi occhi dimentico, felici mentre indagano
Traverso il tempo per scorgere il nostro matrimonio.

Ma quando sbocciano i fiori del melo
Sotto la luna dalle dita pallide,
Sul mio petto vedo il tuo chiaro volto
E i miei obblighi cancello, fingendomi malato.

Allora sulla mia camera chiudo
Le imposte a nascondere il giardino, dove lieta
E' la luna per i fiori aperti, che la seducano
Con la loro bellezza, chiedendo d'esser ricambiati.

E a te levo le braccia dolenti
E il mio petto avido angosciato sollevo
E lacrimo davvero tormentandomi per te,
E alle porte del sonno mi slancio, per riposare.

Tutta l'ansiosa notte m'agito per te,
Sognando che sottomessa la tua bocca si porga alla mia,
Sento trasportarmi dal tuo petto vigoroso
In un sonno che nessun dubbio o sogno può insidiare.

Inizio

GIACOMO LEOPARDI

Alla Luna

O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, nè cangia stile
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri!

Inizio

PRIMO LEVI

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che tovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetelele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Inizio

FEDERICO GARCIA LORCA

Desiderio

Solo il tuo cuore ardente
e niente più.

Il mio paradiso un campo
senza usignolo
né lire,
con un fiume discreto
e una fontanella.

Senza lo sprone del vento
sopra le fronde
né la stella che vuole
essere foglia.

Una grandissima luce
che fosse
lucciola
di un'altra,
in un campo di
sguardi viziosi.

Un riposo chiaro
e lì i nostri baci,
nèi sonori
dell'eco,
si aprirebbero molto lontano.

Il tuo cuore ardente,
niente più.

Inizio

LORENZO IL MAGNIFICO

Ove Madonna volge gli occhi belli

Ove Madonna volge gli occhi belli,
senz'altro sol, la mia novella Flora
fa germinar la terra e mandar fòra
mille rari color di fior novelli.

Amorosa armonia rendon gli uccelli,
sentendo il cantar suo che l'innamora
veston le selve, secchi rami allora,
che senton quanto dolce ella favelli.

Delle timide ninfe a' petti casti
qualche molle sospiro Amore infonde,
se trae riso o sospir la bella bocca.

Or più lingua o pensier non par che basti a intender ben quanta e qual grazia abbonde
là dove quella candida man tocca.

Inizio

MARIO LUZI

L'immensità dell'attimo

Quando tra estreme ombre profonda
in aperti paesi l'estate
rapisce il canto agli armenti
e la memoria dei pastori e ovunque tace
la segreta alacrità delle specie,
i nascituri avallano
nella dolce volontà delle madri
e preme i rami dei colli e le pianure
aride il progressivo esser dei frutti.
Sulla terra accadono senza luogo
senza perché le indelebili
verità, in quel soffio ove affondan
leggere il peso le fronde
le navi inclinano il fianco
e l'ansia de' naviganti a strane coste,
il suono d'ogni voce
perde sé nel suo grembo, al mare al vento.

Inizio

M

ANTONIO MACHADO

Se io fossi un poeta

Se io fossi un poeta
galante, canterei
agli occhi vostri un canto così puro
come sul marmo bianco l'acqua chiara.

E in una strofa d'acqua
tutto il canto direbbe:

"So già che non rispondono ai miei occhi,
che vedono e guardando nulla chiedono,
i vostri chiari; hanno i vostri occhi
la calma buona luce,
luce del mondo in fiore, che un mattino
ho visto dalle braccia di mia madre".

Inizio

STEPHANE MALLARME

Tristezza d'estate

Il sole, o lottatrice sulla sabbia assopita,
Nell'oro dei capelli un bagno languoroso
Ti scalda e ardendo incenso sulla gota nemica
Mescola con i pianti un incanto amoroso.
Quest'immobile calma e la fiamma del cielo
T'ha rattristata, o baci miei timorosi, e dici:
"Noi non saremo mai un sarcofago solo
Sotto il deserto antico e le palme felici!"
Ma la tua chioma fulva è un tiepido ruscello
Dove affondare fermi l'anima che ci assilla
E trovare quel Nulla che tu saper non puoi.
Io gusterò il belletto pianto dagli occhi tuoi:
Forse al cuor che colpisti esso donar saprà
Dell'azzurro e dei sassi l'insensibilità.

Inizio

FRANCESCO MANNA

Il ciclista e il pescatore

Vento sull'acqua
riflesso d'arcobaleno
in un'aria curva
ritorno del pescatore
sconfitto da una secca
incagliati ricordi al suo berretto
povera ombra di carne
segnali sulla sponda
silenzio impossibile
non conobbe niente
oltre la scomparsa vela velata.

Inizio

BIAGIO MARIN

Te vogio ben

Te vogio ben comó la vela al vento
che trema de passier cô la va a riva,
e cô i la mola zo, la fa un lamento
che la par viva

Te vogio ben comó la colma al lìo
che tanti basi ‘i dà, là su la spiasa;
che note e dì, de dopo che xe Dio,
sempre i se basa

Te vogio ben, comó la luna e ’l sol
al golfo nostro, imenso, cussì fondo;
te vogio ‘l ben, che ‘l Padre eterno ‘l vol
a duto ‘l mondo.

Inizio

GIOVAN BATTISTA MARINO

Beltà crudele

E labra ha di rubino
ed occhi ha di zaffiro
la bella e cruda donna ond'io sospiro.
Ha d'alabastro fino
la man che volge del tuo carro il freno,
di marmo il seno e di diamante il core.
Qual meraviglia, Amore,
s'ai tuoi strali, ai miei pianti ella e' si' dura ?
Tutta di pietre la formo' la natura.

Inizio

JOSE’ MARTI’

XXXIX

Coltivo una rosa bianca,
In luglio come in gennaio,
per l'amico sincero
che mi porge la sua mano franca.
E per il crudele che mi strappa
Il cuore con cui vivo,
né il cardo né ortica coltivo:
coltivo la rosa bianca.

Inizio

EDGAR LEE MASTERS

Francis Turner – Un malato di cuore

Non potevo correre o giocare
da ragazzo.
Da uomo potevo solo sorseggiare dalla coppa,
non bere -
perchè la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Ora giaccio qui
confortato da un segreto che nessuno tranne Mary conosce:
c'è un giardino di acacie,
di catalpe, e di pergole dolci di viti -
là quel pomeriggio di giugno
al fianco di Mary -
baciandola con l'anima sulle labbra
all'improvviso questa prese il volo.

Inizio

ALDA MERINI

Se avess'io

Se avess'io levità di una fanciulla
invece di codesto ,torturato,
pesantissimo cuore e conoscessi
la purezza delle acque come fossi
entro raccolta in miti-sacrifici,
spoglierei questa insipida memoria
per immergermi in te, fatto mio uomo.

Io ti debbo i racconti piu fruttuosi
della mia terra che non dà mai spiga.
e ti debbo parole come l'ape
deve miele al suo fiore.Perchè t'amo
caro,da sempre, prima dell'inferno
prima del paradiso,prima ancora
che io fossi buttata nell'argilla
del mio pavido corpo. Amore mio
quanto pesante è adducerti il mio carro
che io guido nel giorno dell'arsura
alle tue mille bocche di ristoro !

Inizio

THOMAS MERTON

Avvento

Affascinate, cieli, con la vostra purezza
queste notti d’inverno
e siate perfetti!
Volate più vive nel buio di fuoco, silenziose meteore,
e sparite.
Tu, luna, sii lenta a tramontare,
questa è la tua pienezza!

Le quattro bianche strade se ne vanno in silenzio
verso i quattro lati dell’universo stellato.
Il tempo cade, come manna, agli angoli
della terra invernale.

Noi siamo diventati più umili delle rocce,
più attenti delle pazienti colline.

Affascinate con la vostra purezza queste notti di Avvento,
o sante sfere,
mentre le menti, docili come bestie,
stanno vicine, al riparo, nel dolce fieno,
e gli intelletti sono più tranquilli delle greggi che
pascolano alla luce delle stelle.

Oh, versate, cieli il vostro buio e la vostra luce sulle nostre
Solenni vallate;
e tu, viaggia come la Vergine gentile
verso il maestoso tramonto dei pianeti,
o bianca luna piena, silente come Betlemme!

Inizio

PIETRO METASTASIO

Vecchiaia

Chiamo ogni giorno ai consueti uffici
le castalidi dee: ma più non hanno
cura di me le sacre mie nutrici.
In van tempro la cetra, in van m'affanno,
ché ritrosi adattarsi i detti miei
all'armoniche leggi or più non sanno.
Qual ne sia la cagione io non saprei:
so che poco or mi val quanto adunai
da' Toschi, da' Latini e dagli Achei.
Forse è vizio del clima, a' pigri rai
del vicino Orion: forse l'ingegno
cangiò natura, e intorpidisce ormai.

Inizio

MIMNERMO

Come le foglie che fa germogliare la stagione di primavera

Come le foglie che fa germogliare la stagione di primavera
ricca di fiori, appena cominciano a crescere ai raggi del sole,
noi, simili ad esse, per un tempo brevissimo godiamo
i fiori della giovinezza, né il bene né il male conoscendo
dagli dèi. Oscure sono già vicine le Kere,
l'una avendo il termine della penosa vecchiaia,
l'altra della morte. Breve vita ha il frutto
della giovinezza, come la luce del sole che si irradia sulla terra.
E quando questa stagione è trascorsa,
subito allora è meglio la morte che vivere.
Molti mali giungono nell'animo: a volte, il patrimonio
si consuma, e seguono i dolorosi effetti della povertà;
sente un altro la mancanza di figli,
e con questo rimpianto scende all'Ade sotterra;
un altro ha una malattia che spezza l'animo. Non v'è
un uomo al quale Zeus non dia molti mali.

Inizio

EUGENIO MONTALE

Felicità raggiunta

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto di un bambino
a cui fugge il pallone tra le case.

Inizio

N

ADA NEGRI

Il sole e l'ombra

Sole di mezzogiorno, nel luglio felice, sulla piazza deserta:
piazza lontana di città lontana, tu ed il tuo uomo,
e quello era il mondo.
Bianca nella tua veste, bianca vibratile fiamma tu pure,
nell’abbaglio d’incendio dell’aria.
Bianco il tuo riso perduto nel riso di lui, fresco di polla il
tuo riso d’amore tra il vasto fulgere ed ardere.
Non sarebbe discesa la notte, non sarebbe venuto il domani,
tua la luce, tuo l’uomo, tuo il tempo.
Fermasti il tempo in pieno sull’ora solare per cui in terra
tu fosti divina:
il resto è ombra e polvere d’ombra.

Inizio

PABLO NERUDA

Il tuo sorriso

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Inizio

GIUSEPPINA NICETTO

Negli occhi della luna

Negli occhi della luna
ho visto il tuo colore
non parli più
non guardi;
sorridi al mare:
io affondo nell'acqua scura
che non ha visto il tuo sguardo.

Inizio

FRIEDRICH NIETZSCHE

Ultime volontà

Morire così,
come un giorno lo vidi morire-
l'amico,che divino gettò sguardi
e lampi nella mia gioventù oscura.
Protervo e profondo,
nella battaglia un danzatore-
tra guerrieri il più gaio,
tra vincitori il più grave,
un destino ritto sul proprio destino,
duro,pensoso sul prima e sul dopo-
colto dal tremore perchè ha vinto,
esultando perchè ha vinto morendo-
intimando mentre moriva
-e ordinò che si annientasse...
Morire così,
come un giorno lo vidi morire:
vincendo,annientando...

Inizio

GIACOMO NOVENTA

In alto, in alto, nel çiel

In alto, in alto, nel çiel,
Dove una volta ai me veci,
E anca ai tui, Franco Lattes!,
Se mostrava el Signor,
Vola una cagna.

(...)

Alegri, dunque, compagni,
Alegro, Lattes!,
El progresso trionfa.
Vardando, o pensando, a una cagna,
No' coremo quei ris-ci.

Inizio

P

ALDO PALAZZESCHI

Chi sono?

Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
Nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".
Son dunque...che cosa?
Io metto una lente
Davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.

Inizio

MASSIMO PALLADINO

Lungo le calli in ombra

Lungo le calli in ombra,
torneremo stasera,
recando con noi fiori selvatici
agli amori che indugiano,
nel pallido crepuscolo che torna.

Inizio

NICANOR PARRA

Arrivederci

E' venuta l'ora di ritirarsi
sono profondamente grato a tutti
tanto agli amici compiacenti
quanto ai nemici frenetici
inobliabili figure!
Me misero
se non fossi riuscito a guadagnarmi
l'antipatia quasi generale:
salve cani felici
pronti sulla mia strada ad abbaiare!
Mi accomiato da voi
con la più grande letizia del mondo.

Grazie di nuovo, grazie
riconosco che mi scendono lagrime
ci vedremo di nuovo
in mare sulla terra dove sia.
Scrivete, fate i bravi
confezionate il pane
tessete senza sosta ragnatele
vi faccio ogni genere di augurî:
tra le cime appuntite
degli alberi che son detti cipressi
io vi aspetto con denti e molari.

Inizio

GIOVANNI PASCOLI

Sogno

Per un attimo fui nel mio villaggio,
nella mia casa. Nulla era mutato.
Stanco tornavo, come da un viaggio;
stanco al mio padre, ai morti, ero tornato.
Sentivo una gran gioia, una gran pena;
una dolcezza ed un'angoscia muta.
- Mamma? - E' là che ti scalda un pò di cena. -
Povera mamma! e lei, non l'ho veduta.

Inizio

BRUNO PASINI

Vèc cuór

T'ié vèc, mié cuór,
come cla tór antica
che da sècul la guarda
sémpr' al sò fium
ch'al córr tra il cann al mar.
T'ié strach, adèss, mié cuór :
la nòt dal gran silénzzi ormai la bat
a la tò porta,
e fóra a zziga al vént.
T'ié sól e mut, mié cuór,
acssì c'mè sola e muta
l'è cla tór élta
sul fium,
pina ad silénzzi e d'ómbar.
A t'ié 'n desèrt, mié cuór,
una cà vóda e scura,
e gnanch 'na rundanina
la vién al tò grundàr.
Ma ti pónssat, adèss,
vèc cuór, un zzérc al sèra
al nòstar spazzi curt . . . .
guarda lazó :
anch int il busi
dla vècia tór sul fium
a tróva sól rifúg
i négr' usié dla nòt !

Inizio

PIER PAOLO PASOLINI

Non è amore

Non è Amore. Ma in che misura è mia
colpa il non fare dei miei affetti
Amore? Molta colpa, sia
pure, se potrei d'una pazza purezza,
d'una cieca pietà vivere giorno
per giorno... Dare scandalo di mitezza.
Ma la violenza in cui mi frastorno,
dei sensi, dell'intelletto, da anni,
era la sola strada. Intorno
a me alle origini c'era, degli inganni
istituiti, delle dovute illusioni,
solo la Lingua: che i primi affanni
di un bambino, le preumane passioni,
già impure, non esprimeva. E poi
quando adolescente nella nazione
conobbi altro che non fosse la gioia
del vivere infantile - in una patria
provinciale, ma per me assoluta, eroica -
fu l'anarchia. Nella nuova e già grama
borghesia d'una provincia senza purezza,
il primo apparire dell'Europa
fu per me apprendistato all'uso più
puro dell'espressione, che la scarsezza
della fede d'una classe morente
risarcisse con la follia ed i tòpoi
dell'eleganza: fosse l'indecente
chiarezza d'una lingua che evidenzia
la volontà a non essere, incosciente,
e la cosciente volontà a sussistere
nel privilegio e nella libertà
che per Grazia appartengono allo stile.

Inizio

BORIS PASTERNAK

Poesia d'amore

Nessuno sarà a casa
solo la sera. Il solo
giorno invernale nel vano trasparente
delle tende scostate.

Di palle di neve solo, umide, bianche
la rapida sfavillante traccia.
Soltanto tetti e neve e tranne
i tetti e la neve, nessuno.

E di nuovo ricamerà la brina,
e di nuovo mi prenderanno
la tristezza di un anno trascorso
e gli affanni di un altro inverno,

e di nuovo mi tormenteranno
per una colpa non ancora pagata,
e la finestra lungo la crociera
una fame di legno serrerà.

Ma per la tenda d'un tratto
scorrerà il brivido di un'irruzione .
Il silenzio coi passi misurando
tu entrerai, come il futuro.

Apparirai presso la porta,
vestita senza fronzoli, di qualcosa di bianco,
di qualcosa proprio di quei tessuti
di cui ricamano i fiocchi.

Inizio

CESARE PAVESE

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Inizio

OCTAVIO PAZ

Toccare

Le mie mani
aprono la cortina del tuo essere
ti vestono con altra nudità
scoprono i corpi del tuo corpo
le mie mani
inventano un altro corpo al tuo corpo.

Inizio

FERNANDO PESSOA

Amo tutto ciò che è stato

Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l’antica e erronea fede,
l’ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno.

Inizio

FRANCESCO PETRARCA

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno,
e la stagione, e 'l tempo, e l'ora, e 'l punto,
e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto
da' duo begli occhi, che legato m'hanno;
e benedetto il primo dolce affanno ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l'arco, e le saette ond'i' fui punto,
e le piaghe che 'n fin al cor mi vanno.
Benedette le voci tante ch'io
chiamando il nome de mia donna ho sparte,
e i sospiri, e le lagrime, e 'l desio;
e benedette sian tutte le carte
ov'io fama l'acquisto, e 'l pensier mio,
ch'è sol di lei, sì ch'altra non v'ha parte.

Inizio

ALEXIS DIAZ PIMIENTA

Dagli occhi di un bambino...

Dagli occhi di un bambino decollano gli aeroplani.
Se chiudesse gli occhi cadrebbero.
Solo il suo stupore li mantiene sospesi,
la sua piccola mano li innalza,
il suo cuore li muove e li allontana.
Senza un bambino appiccicato ai vetri,
alle alte ringhiere di una terrazza adulta,
gli aeroporti morirebbero d’orrore.
Un bambino non potrà mai pronunciare la parola
“aeronautica”
ma da lui dipenderà l’imitazione dell’uccello.
Un bambino non saprà calcolare le distanze
ma è lui la garanzia del ritorno.
Ogni aeroporto deve avere un bambino incollato ai vetri, accanto agli altoparlanti, dovunque si acquatti la paura.
Grazie a lui durerà meno lacrime il rientro di tutti,
dorrà meno baci l’addio delle madri
e le hostess potranno prescindere da avvisi insulsi.

Un aeroplano per aria
sono molti bambini che guardano l’orizzonte.

Inizio

PINDARO

Per Teosseno di Tenedo

Al momento opportuno dovevi, animo mio,
coglier l'amore, in giovinezza.
Ma guardando i raggi
che dagli occhi di Teosseno balenano,
chi non trabocca di desiderio, ha il cuore nero
temprato nell'acciaio o nel ferro
con gelida fiamma. Disprezzato
da Afrodite pupille vivaci,
o soffre pene violente per ottenere guadagni,
o, servo di tracotanza femminile,
freddo percorre ogni sentiero.
Ma io, a causa di lei, come la cera delle api sacre
morsa dal calore, mi consumo, quando guardo
la giovinezza degli adolescenti dalle membra floride.
In Tenedo, certo,
Peito e Grazia abitano
nel figlio di Agesilas.

Inizio

SYLVIA PLATH

Specchio

Sono esatto e d'argento, privo di preconcetti.
qualunque cosa io veda subito l'inghiottisco
tale e quale senza ombre di amore o disgusto.
Io non sono crudele, ma soltanto veritiero -
quadrangolare occhio di un piccolo iddio.
Il più del tempo rifletto
sulla parete di fronte.
E' rosa, macchiettata. Ormai da tanto tempo la guardo che la sento
un pezzo del mio cuore. Ma lei c'è e non c'è.
Visi e oscurità continuamente si separano.

Adesso io sono un lago. Su me si china una donna
cercando in me di scoprire quella che lei è realmente.
Poi a quelle bugiarde si volta: alle candele o alla luna.
Io vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente.
Me ne ripaga con lacrime e un agitare di mani.
Sono importante per lei. Anche lei viene e va.
Ogni mattina il suo viso si alterna all'oscurità.
In me lei ha annegato una ragazza, da me gli sorge incontro
giorno dopo giorno una vecchia, pesce mostruoso.

Inizio

PLATONE

Ti mando questa mela. Se mi ami

Ti mando questa mela. Se mi ami,
prendila, e dammi in cambio la tua verginità.
Ma se non vuoi, prendila ugualmente,
e pensa come è breve la stagione bella.

Inizio

EDGAR ALLAN POE

Un sogno

In visioni di notturna tenebra
spesso ho sognato svanite gioie -
mentre un sogno, da sveglio, di vita e di luce
m'ha lasciato col cuore implacato.

Ah, che cosa non è sogno in chiaro giorno
per colui il cui sguardo si posa
su quanto a lui è d'intorno con un raggio
che, a ritroso, si volge al tempo che non è più?

Quel sogno beato - quel sogno beato,
mentre il mondo intero m'era avverso,
m'ha rallegrato come un raggio cortese
che sa guidare un animo scontroso.

E benchè quella luce in tempestose notti
così tremolasse di lontano -
che mai può aversi di più splendente e puro
nella diurna stella del Vero?

Inizio

CARLO PORTA

La preghiera (Polemica violentissima sull'assurdità d'un mondo superato dalla storia, e che vuole sopravvivere intatto)

Donna Fabia Fabron de Fabrian
l'eva settada al foeugh sabet passaa
col pader Sigismond ex franzescan,
che intrattant el ghe uasa la bontaa
(intrattanta s'intend, ch'el ris coseva)
de scoltagh sto discors che la faseva.

Ora mai anche mi, don Sigismond,
convegno appien nela di paura
che sia prossima assai la fin del mond,
che vedo cose di una tal natura,
d'una natura tal che non ponn dars
che in un mondo assai prossim a disfars.

Congiur, stupri, rapinn, gent contro gent,
fellonij, uccision de Princip Regg,
violenz, avanij, sovvertiment
de Troni e de moral, beffe e motteg
contro il culto, e perfin contro i natal
del primm Cardin de l'ordine social.

Questi, don Sigismond, se non son segni
del completamente della profezia,
non lascian certament d'esser li indegni
frutti dell'attual filosofia;
frutti di cui, pur troppo, ebbi a ingojar
tutto l'amaro come or vò a narrar.

Inizio

EZRA POUND

Prologo di Natale

Eco degli Angeli che cantano Exultasti

Nasce il silenzio da molte quiete
Così la luce delle stelle si tesse in corde
Con cui le Potenze di pace fanno dolce armonia.
Rallegrati, o Terra, il tuo Signore
Ha scelto il suo santo luogo di riposo.
Ecco, il segno alato
Si libra sopra quella crisalide santa.

L’invisibile Spirito della Stella risponde loro:

Inchinatevi nel vostro canto, potenze benigne.
Prostratevi sui vostri archi di avorio e oro!
Ciò che conoscete solo indistintamente è stato fatto
Su nelle corti luminose e azzurre vie:
Inchinatevi nella vostra lode;
Perché se il vostro sottile pensiero
Non vede che in parte la sorgente di misteri
Pure nei vostri canti, siete ordinati di cantare:
“Gloria! Gloria in excelsis
Pax in terra nunc natast”.

Angeli, che proseguono con il loro canto:

Pastori e re, con agnelli e incenso
Andate ed espiate l’ignoranza dell’umanità:
Con la vostra mirra rossa fate sapore dolce.
Ecco, che il figlio di Dio diventa l’elemosiniere di Dio.
Date questo poco
Prima che egli vi dia tutto.

Inizio

JACQUES PREVERT

Questo Amore

Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore cosí bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E' tuo
E' mio
E' stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l'estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l'ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me e per tutti gli altri
Che non conosco
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.

Inizio

Q

SALVATORE QUASIMODO

Ed è subito sera

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Inizio

R

SILVIO RAMAT

Arco di trionfo

Quanti bocci precoci... Se era attesa
la festa di mimosa e calicanto,
intorno al calicanto e alla mimosa
è già una prima nota prematura
di pruni e di albicocchi e di altre piante
che al fusto nudo non si riconoscono.
Non sono più gli inverni di una volta!
È sparita per sempre l’età cruda
del sangue sulle nocche e dei geloni?
Si respira il dolore qui in città
eppure anche il giardino più modesto
sarà un parco: non perderlo di vista
giorno per giorno, finché non vi nasca
(sotto la Pasqua?) un arco di trionfo.

Inizio

CLEMENTE REBORA

Canto di Donna

Lungo di donna un canto si trasfonde
come azzurro vapore
dai clivi lambiti dal sole d'autunno
che stanco dirada l'ardor delle fronde
e nuvole scioglie cercanti sopore.
Nel vuoto sostare dell'aria ascoltante
la voce mi palpita in cuore;
e le bellezze ripenso che sole
vaniscon senza amore:
baleno d'oro non giunto al guizzo,
pianta nel succhio divelta, tizzo
scordato sotto la cappa
a sognare la fiamma,
alito non respirato,
baci non schiusi,
forte corpo senza amplesso.

Dai clivi si versa si esala dispera
l'umido ombrare violetto:
a casa, a spremer la sera!

Inizio

RICARDO REIS

Si, so bene...

"Sì,so bene
che mai sarò qualcuno.
So d'avanzo
che mai avrò un'opera.
So,infine
che mai saprò di me.
Sì,ma adesso,
finchè dura quest'ora,
questa Luna,questi rami,
questa pace in cui stiamo,
lascino che mi creda
quel che mai potrò essere"

Inizio

RAINER MARIA RILKE

La nascita di Gesù

Se in te semplicità non fosse, come
t’accadrebbe il miracolo
di questa notte lucente? Quel Dio,
vedi, che sopra i popoli tuonava

si fa mansueto e viene al mondo in te.

Più grande forse lo avevi pensato?
Se mediti grandezza: ogni misura umana
dritto attraversa ed annienta
l’inflessibile fato di lui. Simili
vie neppure le stelle

hanno. Son grandi, vedi, questi re;

e tesori, i più grandi agli occhi loro,
al tuo grembo dinanzi essi trascinano.
Tu meravigli forse a tanto dono:
ma fra le pieghe del tuo panno guarda,

come ogni cosa Egli sorpassi già.

Tutta l’ambra imbarcata dalle terre
Più remote, i gioielli aurei, gli aromi
Che penetrano i sensi conturbanti:
tutto questo non era che fuggevole
brevità: d’essi, poi, ci si ravvede;

ma è gioia - vedrai – ciò che Egli dà.

Inizio

ARTHUR RIMBAUD

Lacrima

Lontano da uccelli, da greggi, da paesane,
io bevevo, rannicchiato in una brughiera,
cinta da una selva di noccioli leggera,
in verdi e tiepide foschie meridiane.

Che potevo bere in quella giovane Oïsa,
muti olmi, cielo coperto, erba senza fiori.
Che spillavo alla mia fiasca di colocasia?
Un liquore d'oro, insulso, che dà sudori.

Cattiva insegna d'osteria sarei stato.
Poi il temporale mutò il cielo, fino a sera.
Furon laghi, pertiche, stazioni, una nera
regione, e nella notte blu fu un colonnato.

L'acqua dei boschi moriva alla verginale
sabbia, e il vento, dal cielo, ghiacciava acquitrini...
Io, pescatore d'oro e di gusci marini,
dire che non pensai di bere, come tale!

Inizio

EDMOND ROSTAND

La stella

Perdettero la stella un giorno.
Come si a perdere
La stella? Per averla troppo a lungo fissata…
I due re bianchi,
ch’eran due sapienti di Caldea,
tracciaron al suolo dei cerchi, col bastone.

Si misero a calcolare, si grattarono il mento…
Ma la stella era svanita come svanisce un’idea,
e quegli uomini, la cui anima
aveva sete d’essere guidata,
piansero innalzando le tende di cotone.

Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri,
si disse:” Pensiamo alla sete che non è la nostra.
Bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali”:

E mentre sosteneva il suo secchio per l’ansa,
nello specchio di cielo
in cui bevevano i cammelli
egli vide la stella d’oro che danzava in silenzio.

Inizio

S

UMBERTO SABA

Eros

Sul breve palcoscenico una donna
fa, dopo il Cine, il suo numero.
Applausi, a scherno credo, ripetuti. In piedi,
dal loggione in un canto, un giovanetto,
mezzo spinto all'infuori, coi severi
occhi la guarda, che ogni tratto abbassa.
È fascino? È disgusto? È l'una e l'altra
cosa? Chi sa? Forse a sua madre pensa,
pensa se questo è l'amore. I lustrini,
sul gran corpo di lei, col gioco vario
delle luci l'abbagliano. E i severi
occhi riaperti, là più non li volge.
Solo ascolta la musica, leggera
musichetta da trivio, anche a me cara
talvolta, che per lui si è fatta, dentro
l'anima sua popolana ed altera,

una marcia guerriera.

Inizio

JAIME SABINES

Non lo so con certezza

Non lo so con certezza, ma immagino
che una donna e un uomo
un giorno si innamorano,
rimangono soli poco a poco,
qualcosa nei loro cuori dice loro che sono soli,
soli sulla terra si penetrano,
vanno uccidendosi l'un l'altro
Tutto accade in silenzio. Come
si forma la luce dentro l'occhio.
L'amore unisce corpi.
In silenzio vanno riempiendosi l'un l'altro.

Un giorno si svegliano, sopra le loro braccia.
Pensano allora che sanno tutto.
Si vedono nudi e sanno tutto.

(Non lo so con certezza. Lo immagino)

Inizio

SAFFO

Passione d'amore

Quei parmi in cielo fra gli Dei, se accanto
ti siede, e vede il tuo bel riso, e sente
i dolci detti e l'amoroso canto!
A me repente,
con più tumulto il core urta nel petto:
more la voce, mentre ch'io ti miro,
su la mia lingua nellefauci stretto
geme il sorriso.
Serpe la fiamma entro il mio sangue, ed ardo:
un indistinto tintinnio m'ingombra
gli orecchi, e sogno: mi s'innalza al gaurdo
torbida l'ombra.
E tutta molle d'un sudor di gelo,
e smorta in viso come erba che langue,
tremo e fremo di brividi, ed anelo
tacito, esangue

Inizio

PEDRO SALINAS

Non respingere i sogni perché sono sogni

Non respingere i sogni perché sono sogni.
Tutti i sogni possono
essere realtà, se il sogno non finisce.
La realtà è un sogno. Se sogniamo
che la pietra è pietra, questo è la pietra.
Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
è un sognare, l'acqua, cristallina.
La realtà traveste
il sogno, e dice:
"Io sono il sole, i cieli, l'amore".
Ma mai si dilegua, mai passa,
se fingiamo di credere che è più che un sogno.
E viviamo sognandola. Sognare
è il mezzo che l'anima ha
perché non le fugga mai
ciò che fuggirebbe se smettessimo
di sognare che è realtà ciò che non esiste.
Muore solo
un amore che ha smesso di essere sognato
fatto materia e che si cerca sulla terra.

Inizio

SALONE

Splendenti figlie di Mnemosine e di Zeus Olimpio

Splendenti figlie di Mnemosine e di Zeus Olimpio,
Muse Pieridi, la mia preghiera ascoltate.
Concedete che io abbia prosperità dagli dèi beati,
e da tutti gli uomini grande fama per sempre.
Sia io dolce agli amici e aspro ai nemici;
per gli uni degno di onore, per gli altri tremendo a vedersi.
Desidero avere ricchezze, ma possederle ingiustamente
non voglio: sempre, in seguito, giunge Giustizia.
La ricchezza, che danno gli dèi, rimane all'uomo
salda, dalla sua più profonda radice fino alla cima;
la ricchezza, che gli uomini cercano con prepotenza,
non viene secondo ordine ma, obbedendo ad azioni ingiuste,
segue controvoglia, e subito a lei si mescola Rovina;
da poca cosa ha inizio, come avviene per il fuoco:
debole è il principio, ma funesta la fine.
Tra i mortali non durano le opere della prepotenza.
Il compimento di tutte le cose Zeus sorveglia e, all'improvviso
- come spazza subito le nuvole il vento
di primavera che, rimosso il fondo del mare sterile,
dalle molte onde, sulla terra che produce frumento
distrugge i bei lavori dei campi, e giunge poi al cielo, l'inaccessibile
sede degli dèi, e fa di nuovo vedere il sereno;
limpida rifulge allora la forza del sole sulla pingue
terra, e nessuna nube si può più vedere -;
così è la punizione di Zeus, ma non in ciascuna occasione,
come fa un mortale pronto alla collera.

Mai gli sfugge chi ha un cuore
malvagio, ma sempre alla fine si disvela.
Chi paga subito, chi dopo. Scampino pure alcuni
e non li colga il fato divino che sopraggiunge;
esso viene ugualmente dopo. Paga chi è senza colpa:
o i figli, o la stirpe in futuro.

Inizio

CAMILLO SBARBARO

Ora che sei venuta

Ora che sei venuta,
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa –
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.

Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell’alba, ammutolisce
quando sull’orizzonte balza il sole.

Ma te la mia inqietitudine cercava
quando ragazzo
nella notte d’estate mi facevo
alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m’affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole
che, come l’acqua all’orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,

l’ore deserte, quando s’avanzavan
puerilmente le mie labbra d’uomo
da sé, per desiderio di baciare…

Inizio

TOMAS SEGOVIA

Dimmi donna

Dimmi donna dove nascondi il tuo mistero
donna acqua pesante volume trasparente
più segreta quanto più ti spogli
quale è la forza del tuo splendore inerme
la tua abbagliante armatura di bellezza
dimmi non posso più con tante armi
donna seduta sdraiata abbandonata
insegnami il riposo il sonno e l'oblio
insegnami la lentezza del tempo
donna tu che convivi con la tua carne ignominiosa
come accanto ad un animale buono e calmo
donna nuda di fronte all'uomo armato
togli dalla mia testa questo casco d'ira
calmami guariscimi stendimi sulla fresca terra
toglimi questi vestiti di febbre che mi asfissiano
sommergimi indeboliscimi avvelena il mio pigro sangue
donna roccia della tribù sbandata
discingimi queste maglie e cinture di rigidezza e paura
con cui mi atterrisco e ti atterrisco e ci separo
donna oscura e umida pantano edenico
voglio la tua larga fragrante robusta sapienza,
voglio tornare alla terra e ai suoi succhi nutritivi
che corrono sul tuo ventre e i tuoi seni e irrigano la tua carne
voglio recuperare il peso e la completezza
voglio che tu m'inumidisca, m'ammolli, m'effemini
per capire la femminilità, la morbidezza umida del mondo
voglio appoggiata la fronte nel tuo grembo materno
tradire il ferreo esercito degli uomini
donna complice unica terribile sorella
dammi la mano torniamo ad inventare il mondo noi due soli

voglio non distaccare mai gli occhi da te
donna statua fatta di frutta colomba cresciuta
lasciami sempre vedere la tua misteriosa presenza
il tuo sguardo di ala e seta e lago nero
il tuo corpo tenebroso e raggiante plasmato di slancio senza incertezze
il tuo corpo infinitamente più tuo che per me quello mio
e che dai di slancio senza incertezze senza tenerti niente
il tuo corpo pieno e uno illuminato tutto di generosità
donna mendicante prodiga porto del pazzo Ulisse
non permettere che io dimentichi mai la tua voce di uccello memorioso
la parola calamitata che nel tuo intimo pronunci sempre nuda
la parola sempre giusta di folgorante ignoranza
la selvaggia purezza del tuo amore insensato
delirante senza freno abbrutito inviziato
il gemito nettissimo della tenerezza
lo sguardo pensieroso della prostituzione
la cruda chiara verità
dell'amore che assorbe e divora e si alimenta
l'invisibile zampata della divinazione
l'accettazione la comprensione la sapienza senza strade
la spugnosa maternità terreno di radici
donna casa del doloroso vagabondo
dammi da mordere la frutta della vita
la stabile frutta di luce del tuo corpo abitato
lasciami reclinare la mia fronte funesta
sul tuo grave grembo di paradiso boscoso
spogliami acquietami guariscimi di questa colpa acre
di non essere sempre armato ma soltanto io stesso.

Inizio

GIOVANNI SERBANDINI

Questo abbiamo fatto

E quando non potremmo più andare
per la vecchiaia o i malanni
su questo monte ci faremo portare
a dorso di mulo.
Batterà il cuore,
con l'ansia della prima azione
tentata quasi senz'armi,
al riconoscere nell'aria pulita
le foglie che allora ci salvarono,
le cime e i paesi familiari
con i distaccamenti
usciti più forti
nonostante Alexander
dai rastrellamenti invernali.
E se, risuonando
il nostro nome partigiano,
una mano ci stringerà
scura di fatica,
la vedremo in ogni casa contadina
spartire con noi la minestra,
indicarci la strada o il nemico,
una rude carezza passare
sul collo del mulo tornato
all'alba nel paese distrutto
scappando ai predoni fascisti.
Il vento scuoterà le fronde
come bandiere e i volti
riappariranno - giovani volti
dalle ferite segnati
e più dalla consapevolezza -
di Beppe, Cialacche, Berto, Pinan
e degli altri che dissero:
"Solo mi dispiace
di non poterci essere
alla battaglia finale".
Eppure con loro scendemmo
bloccate le strade al nemico,
e già con il loro nome
si chiamavano nelle fabbriche
nelle strade i fratelli
insorti a migliaia con l'arma in pugno.
Soprattutto a loro
il generale tedesco si arrese
quel venticinque d'aprile.
Se dunque più dei malanni
o della morte ci pesa
l'ipocrisia dominante,
oh non temete:
questo abbiamo fatto
e questo resterà
luminoso come il sole
sulle foglie del monte.

Inizio

VITTORIO SERENI

Il grande amico

Un grande amico che sorga alto su me
E tutto porti me nella sua luce,
che largo rida ove io sorrida appena
e forte ami ove io accenni a invaghirmi…

Ma volano gli anni, e solo calmo è l’occhio che antivede
perdente al suo riapparire
lo scafo che passava primo al ponte.
Conosce i messaggeri della sorte,
può chiamarli per nome. E’ il soldato presago.
Non pareva il mattino nato ad altro?
E l’ala dei tigli
e l’erta che improvvisa in verde ombrìa si smarriva
non portavano ad altro?
Ma in terra di colpo nemica al punto atteso
si arroventa la quota.
Come lo scolaro attardato
- né più dalla minaccia della porta
sbarrata fiori e ali lo divagano –
io lo seguo, sono nella sua ombra.
Un disincantato soldato.
Uno spaurito scolaro.

Inizio

ANNE SEXTON

Notte stellata

La città non esiste
se non dove un albero dai capelli
neri scivola via, come una donna
annegata nel cielo caldo. Tace,
la città. Bolle la notte, con dieci
e una stella. Oh notte stellata,
stellata notte! È così che voglio
morire.

Si muove. Sono tutti quanti vivi.
Quando la luna rompe le catene
arancioni che la legano e spruzza
bambini dai suoi occhi, come un dio,
il vecchio serpente, senza esser visto
divora le stelle. Oh stellata notte,
notte stellata! È così che voglio
morire:

in questa strisciante bestia notturna,
risucchiata tutta dentro nel grande
drago, separata
dalla mia vita senza una bandiera,
senza pancia
né grido.

Inizio

WILLIAM SHAKESPEARE

Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate? (Sonetto 18)

Dovrei paragonarti ad un giorno d'estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell'estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo
e spesso il suo volto d'oro si rabbuia
e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire
nè perdere possesso del bello che tu hai;
nè morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perchè al tempo contrasterai la tua eternità:
finchè ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi versi avranno luce e ti daranno vita.

Inizio

PERCY BYSSHE SHELLEY

La filosofia dell'amore

Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l'Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo è celibe
e tutto per divina
legge in una forza
si incontra e si confonde.
Perché non io con te?

Vedi che le montagne baciano l'alto
del Cielo, e che le onde una per una
si abbracciano. Nessun fiore-sorella
vivrebbe più ritroso
verso il fratello-fiore.
E il chiarore del sole abbraccia la terra
e i raggi della Luna baciano il mare.
Per che cosa tutto questo lavoro tenero
se tu non vuoi baciarmi?

Inizio

SIMONIDE

Quando nell'arca...

Quando nell'arca
ben costruita
il soffio del vento
e il mare sconvolto la prostravano
nella paura, con guance non asciutte,
intorno al capo di Perseo pose la mano
e disse: «O figlio,
quale pena io ho.
Tu dormi: col tuo cuore di bimbo
tu dormi, nella triste arca
dai chiodi di bronzo, nella notte buia
e la tenebra oscura disteso.
E il mare profondo - l'onda sfiora
i tuoi capelli - non curi,
né la voce del vento,
appoggiato nella veste di porpora
il tuo bel viso.
Se ciò che fa paura, per te fosse pauroso,
alle mie parole porgeresti
il tuo tenero orecchio.
Ti prego, bimbo, dormi: e dorma il mare,
dorma la sventura infinita.
Un mutamento appaia,
Zeus padre, da te.
Se un voto audace io formulo,
o lontano da giustizia, perdonami».

Inizio

LEONARDO SINISGALLI

A mia madre

Mia madre aveva un modo strano di carez-
zarmi la faccia, mi premeva il palmo contro
il muso, quasi mi schiacciava le labbra, mi
tirava indietro di colpo per baciarmi sulla nuca.
Io chiudevo gli occhi credendo di potermi
addormentare in quel deliquio. Ma si
pentiva, mi voleva forte, mi respingeva coi piedi
per terra dove giacevano sparsi i semi neri
delle carrube.

Inizio

GASPARA STAMPA

Rime, XVI

Sì come provo ognor novi diletti,
ne l'amor mio, e gioie non usate,
e veggio in quell'angelica beltate
sempre novi miracoli ed effetti,
così vorrei aver concetti e detti
e parole a tant'opra appropriate,
sì che fosser da me scritte e cantate,
e fatte cónte a mille alti intelletti.
Et udissero l'altre che verranno
con quanta invidia lor sia gita altera
de l'amoroso mio felice danno;
e vedesse anche la mia gloria vera
quanta i begli occhi luce e forza hanno
di far beata altrui, benché si pèra.

Inizio

STESICORO

...con le mani... A lui

...

con le mani... A lui
rispondendo,
disse il forte figlio
di Crisaore immortale e di Calliroe:

«Non impaurire l'animo mio audace,
ponendo davanti ai miei occhi la morte agghiacciante;
né...
Se la mia stirpe è immune da morte
e dalla vecchiezza, così da prendere parte
alla vita degli dèi nell'Olimpo,
è meglio...

...

Ma se, o caro, bisogna ch'io giunga
all'odiosa vecchiaia,
se vivere devo tra gli uomini effimeri,
lontano dagli dèi beati,
molto meglio è, ora, per me sopportare
il destino mio

e vergogne...
alla stirpe intera...
il figlio di Crisaore:
questo non vogliano gli dèi
immortali.

Inizio

CONNY STOCKHAUSEN

La vertigine di Marilyn

Sono cresciuto
fin da piccolo
con un'idea in testa,
che un giorno
sarei diventato qualcuno
di grande
importante.

La realtà è un'altra
forse pesante da digerire.
I riflettori sono diversi
da quelli che volevo
e che ho aspettato
desiderato
a volte invocato.

Mi sono svegliato
all'improvviso
e per una notte intera
credetemi
sono stato il re della mia stanza.

Inizio

T

RABINDRANATH TAGORE

Non celare il segreto del tuo cuore,

Non celare il segreto del tuo cuore,
amico mio.
Dillo a me, solo a me, in segreto.
Tu che sorridi tanto gentilmente,
sussurralo sommessamente,
il mio cuore l'udrà,
non le mie orecchie.

La notte è fonda,
la casa è silenziosa,
i nidi degli uccelli
son coperti di sonno.

Dimmi tra lacrime esitanti,
tra sorrisi titubanti,
tra dolore e dolce vergogna,
il segreto del tuo cuore!

Inizio

TORQUATO TASSO

Morte di Clorinda

Ma ecco omai l'ora fatale è giunta
che 'l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s'immerge e 'l sangue avido beve;
e la veste, che d'or vago trapunta
le mammelle stringea tenera e leve,
l'empie d'un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e 'l piè le manca egro e languente.

Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme;
parole ch'a lei novo un spirto ditta,
spirto di fé, di carità, di speme:
virtù ch'or Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella.

- Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l'alma sì; deh! per lei prega, e dona
battesmo a me ch'ogni mia colpa lave. -
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.

Poco quindi lontan nel sen del monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentì la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
La vide, la conobbe, e restò senza
e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!

Non morì già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l'acqua a chi co 'l ferro uccise.
Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise;
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: "S'apre il cielo; io vado in pace."

D'un bel pallore ha il bianco volto asperso,
come a' gigli sarian miste viole,
e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso
sembra per la pietate il cielo e 'l sole;
e la man nuda e fredda alzando verso
il cavaliero in vece di parole
gli dà pegno di pace. In questa forma
passa la bella donna, e par che dorma.

Inizio

TEOGNIDE

Rivolgi a tutti gli amici, o cuore, un animo duttile

Rivolgi a tutti gli amici, o cuore, un animo duttile,
adeguando il tuo umore a quello di ognuno.
Assumi la natura del polipo dalle molte pieghe,
che sembra a vedersi simile alla pietra cui aderisce.
Una volta, così assentisci; un'altra, divieni diverso di pelle:
l'abilità vale più dell'intransigenza

Inizio

DELIO TESSA

Navili

Essus quella trombetta! Nanca pu
sul fa dell amattina pos dormì,
d’ora in ora l’è chi come ona sveja…
me sera just carpiaa, voltava via
pena, pena on’ideja
e… tracch… quella trombetta besiosa!

Tucc riven chi… la tosa
che se galena… el pader che se spara…
ah, caro ti… el tombon… viva el tombon
de San March… viva i temp d’Ara-Bell’Ara

…Te dormet eh … te dormet… inpastada
de sogn te see… de quand t’hoo cognossuda,
semper insormetida te se stada..
…anca a vess dessedada,
la vita come mi… ha quel fas stringa
della ghirba a tirà
sira!… pàrlomen minga!

Inizio

DYLAN THOMAS

Lasciatemi fuggire

Lasciatemi fuggire, essere libero
(Vento per il mio albero, acqua per il mio fiore),
Vivere per me stesso
e soffocare dentro di me gli dei
o schiacciare sotto il piede le loro teste di vipera.
Nessuno spazio, voi dite, nessuno spazio;
ma non mi ci terrete,
anche se è forte la vostra gabbia.
La mia forza minerà la vostra,
perforerò la vostra nuvola oscura
per vedermelo il sole,
pallido e marcio, una brutta escrescenza.

Inizio

TIRTEO

Per un uomo valoroso è bello cadere morto

Per un uomo valoroso è bello cadere morto
combattendo in prima fila per la patria;
abbandonare la propria città e i fertili campi
e vagare mendico, è di tutte la sorte più misera,
con la madre errando e con il vecchio padre,
con i figli piccoli e la moglie.
Sarà odioso alla gente presso cui giunge,
cedendo al bisogno e alla detestata povertà:
disonora la stirpe, smentisce il florido aspetto;
disprezzo e sventura lo seguono.
Se, così, dell'uomo randagio non vi è cura,
né rispetto, neppure in futuro per la sua stirpe,
con coraggio per questa terra combattiamo, e per i figli
andiamo a morire, senza più risparmiare la vita.

Inizio

TRILUSSA

Felicità

C'è un'ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va...
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.

Inizio

LUCIANO TROISIO

Come sono

Pescatore ostinato nel porre piobini
su una rete appesa tra palme banani
sotto il deserto padiglione tropicale
schivo il temporale
maledico il rifugio.

Mentre asciugo il portafoglio fradicio
I am not so bad la descrizione è apparenza
spesso il turista manca d'ombrello
la teoris delle Catastrofi si insedia.

Nel vento diluvia.
Percussioni all'infinito
nella bufera vicine, lontane
angosciano la spiaggia

rimbombano echi, sbattono
scardinate le porte dei bungalow
bruciati dalla mafia.

Ora a stravento tiepido m'inonda
ancora l'inviso monsone;
vira filosofica a malessere
la sosta nel capogiro sotto un gazebo
di predato vilaggio turistico

Inizio

U

GIUSEPPE UNGARETTI

A mia madre

E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Inizio

V

DIEGO VALERI

Fiore del nulla

Quando ti schiudi, fiore
divino, assorto è il tempo
fuor di notte e di giorno,
l'aria non ha colore,
tutto è perduto intorno.
Tu solo sei, divino
fiore del nulla, amore.

Inizio

CESAR VALLEJO

Considerato a freddo, imparzialmente

Considerato a freddo, imparzialmente,
che l'uomo è triste, tosse, e tuttavia
si compiace d'avere un petto rosso;
che tutto ciò che fa è esser composto
di giorni;
che è un fosco mammifero e si pettina...

Considerato che
l'uomo procede dolcemente dal lavoro
e riecheggia capo, suona subordinato;
che il diagramma del tempo
è sempre un diorama di medaglie
e a metà aperti i suoi occhi studiarono
fin da lontani tempi
la formula famelica di massa...

Compreso senza sforzo
che l'uomo a volte si mette a pensare,
come volendo piangere,
e destinato a stendersi da oggetto
si fa buon falegname, suda, uccide
e dopo canta, pranza, s'abbottona...

Considerato inoltre
che l'uomo in verità è un animale
e tuttavia, girando, m'urta nel capo con la sua tristezza...

Esaminati infine
le sue carte in contrasto, il suo cesso,
la sua disperazione al terminare del giorno atroce,
che lo annienta...

Compreso
ch'egli sa che lo amo,
che l'odio con affetto e m'è, in definitiva, indifferente...

Considerato i suoi documenti d'insieme
e guardato con lente l'attestato
che prova ch'egli nacque piccolino...

gli faccio un cenno,
viene,
e io gli do un abbraccio, mi commuovo.
Che importa! Mi commuovo... Mi commuovo...

Inizio

CARLOS VARELA

Piccoli sogni

Il camionista accende la radio
e cala la notte,
le luci sulla strada sono come i sogni,
si avvicinano adagio e quando arrivano
tornano ad andarsene.

Nella cabina c’è il poster della ragazza di Playboy,
lei lo guarda fisso, non lo lascia dormire,
lui sa che queste non sono grandi cose,
ma sono i suoi sogni,
quei piccoli sogni che aiutano anche loro a vivere.

Lei ha appeso una foto mia sopra il letto,
io so che a suo padre non piace, ma resto lì,
crocifisso sulla parete senza poter far nulla,
mi limito a guardarla fisso quando va a dormire.
Lei sa molto bene che queste non sono le grandi cose,
ma sono i suoi sogni,
quei piccoli sogni che aiutano anche loro a vivere.

Mia madre metteva fiori alla foto di papà
e lo guardava fissamente prima di dormire,
lei sapeva che quelle non erano grandi cose,
ma era il suo sogno,
quei piccoli sogni che aiutano anche loro a vivere.

Ho un cappello, una paio di stivali, il mio amore e la mia
chitarra,
lei mi guarda fisso e non voglio dormire,
so che non sono grandi cose, ma sono i miei sogni,
quei piccoli sogni che mi aiutano anche loro a vivere.

E così mi perdo camminando
quando cala la notte,
le luci della strada sono come i sogni,
si avvicinano lentamente e quando arrivano ritornano via
sono i piccoli sogni che aiutano anche loro a vivere,
aiutano a vivere.

Inizio

PAUL VERLAINE

Noi saremo

Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
che certo guarderanno male la nostra gioia,

talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta

che la speranza addita, senza badare affatto
che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?

Nell'amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,

saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,

non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.

Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.

Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l'anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero?

Inizio

IDEA VILARINO

Ormai no

Ormai non sarà
ormai no
non vivremo uniti
non alleverò tuo figlio
non cucirò i tuoi vestiti
non ti possederò di notte
non ti bacerò prima di uscire.
Non saprai mai chi sono stata
perchè altri mi amarono.
Non riuscirò mai a sapere perché né come
né se era vero
quello che dicesti che era
né chi sei stato
né cosa sono stata per te
né come sarebbe stato
vivere uniti
amarci
aspettarci
rimanere.
Ormai non sono altro che io
per sempre e tu ormai
per me non sarai che tu. Ormai non sei
in un giorno futuro
non saprò dove vivi
con chi
né se ti ricordi.
Non mi abbraccerai mai
come questa notte
mai.
Non potrò più toccarti.
Non ti vedrò morire.

Inizio

W

DEREK WALCOTT

Amore dopo amore

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,

e dirà: siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,

le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E' festa: la tua vita è in tavola

Inizio

WALT WHITMAN

Canto il sé

Canto il sé, la semplice singola persona,
Ma aggiungo anche la parola Democratico, la parola
In-Massa.

La fisiologia da capo a piedi, canto.
Né la fisionomia né il cervello sono degni da soli della
Musa, la Forma completa è di gran lunga più degna.

Canto imparzialmente la Femmina insieme col Maschio.

La vita immensa nella sua passione, impulso, e forza,
Gioiosamente, per un più libero agire sotto le leggi divine.

L'Uomo Moderno, io canto.

Inizio

OSCAR WILDE

Ahimè!

Vagare alla deriva dietro ogni passione finché l'anima mia
Sia un liuto accordato su cui tutti i venti possano suonare;
Per questo dunque ho abbandonato
La mia antica saggezza e il mio controllo austero?
La mia vita mi sembra un palinsesto
Su cui durante un ozio di ragazzi
Siano state vergate futili canzoni per zampogna e virelai,
Buone solo a sciupare il segreto del testo.
Certo vi fu un tempo in cui avrei potuto percorrere
Le sommità assolate, e dalla dissonanza della vita
Trarre un limpido accordo, onde raggiungere le orecchie di Dio:
Quel tempo è morto? Ah! Con una bacchettina
Sfiorai appena il miele dell'avventura...
E debbo perdere il retaggio di un'anima?

Inizio

WILLIAM WORDSWORTH

L'arcobaleno

Il mio cuore esulta al cospetto
dell'arcobaleno nascente:
come nel venire al mondo;
come nel sapersi uomo;
Cosi', nello scoprirsi vecchio,
o mi sia data la morte!
Il Bambino e' padre dell'Uomo
e siano i miei giorni
l'uno all'altro stretti
dal sentimento della natura.

Inizio

Y

WILLIAM BUTLER YEATS

Canzone dell'amante

L'uccello sospira per desiderio d'aria,
Il pensiero per non so qual luogo,
Per il grembo il seme sospira.
Ora scende un medesimo riposo
Sulla mente, sul nido,
Sulle cosce sforzate.

Inizio

Z

ANDREA ZANZOTTO

Colloquio

"Ora il sereno è ritornato
le campane suonano per il vespero
ed io le ascolto con grande dolcezza.
Gli ucelli cantano festosi nel cielo perché?
Tra poco è primavera
i prati metteranno il suo manto verde,
ed io come un fiore appassito
guardo tutte queste meraviglie."

Scritto su un muro in campagna

Per il deluso autunno,
per gli scolorenti
boschi vado apparendo, per la calma
profusa, lungi dal lavoro
e dal sudato male.
Teneramente
sento la dalia e il crisantemo
fruttificanti ovunque sulle spalle
del muschio, sul palpito sommerso
d'acque deboli e dolci.
Improbabile esistere di ora
in ora allinea me e le siepi
all'ultimo tremore
della diletta luna,
vocali foglie emana
l'intimo lume della valle. E tu
in un marzo perpetuo le campane
dei Vesperi, la meraviglia
delle gemme e dei selvosi uccelli
e del languore, nel ripido muro
nella strofe scalfita ansimando m'accenni;
nel muro aperto da piogge e da vermi
il fortunato marzo
mi spieghi tu con umili
lontanissimi errori, a me nel vivo
d'ottobre altrimenti annientato
ad altri affanni attento.

Sola sarai, calce sfinita e segno,
sola sarai fin che duri il letargo
o s'ecciti la vita.

Io come un fiore appassito
guardo tutte queste meraviglie

E marzo quasi verde quasi
meriggio acceso di domenica
marzo senza misteri

inebetì nel muro.

Inizio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

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